Un medico, un uomo Non solo nel film, anche qui a Brescia

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Sul Giornale di Brescia di lunedì 18 marzo ho letto, nell’articolo sulla riforma sanitaria, le parole che il Presidente dell’Ordine dei Medici, il dottor Ottavio Di Stefano, ha pronunciato all’apertura dell’assemblea: «Impegno, competenza e gentilezza costituiscono l’impegno categorico del nostro mestiere, e rivolgendosi ai colleghi più giovani che hanno prestato il giuramento d’Ippocrate - ha aggiunto che - deve essere questo più di un impegno formale nella vita di chi si prende cura degli altri». Io posso testimoniare riferendomi ad una recente esperienza che «medici che sanno fare e sanno saper essere» ce ne sono ancora e, pur in mezzo alle difficoltà di vario genere, svolgono il loro lavoro con coscienza e scienza. Una decina di giorni fa sono stata molto male ed essendo sola mi sono spaventata ed ho cercato di contattare il mio medico di base per non finire al Pronto soccorso, ma non è stato possibile. Così mi sono rivolta alla mia vicina di casa, persona molto disponibile, una vera samaritana che preoccupata dalle mie condizioni, ha telefonato al suo medico di base chiedendo consiglio. Il medico Ajam Abdul Kader è venuto da me e, dopo avermi ascoltata e rassicurata con molto tatto, mi ha visitato e con «gentile ironia» mi ha detto che a persone non più giovani come me (che vado verso gli ottantanove anni) e sono considerata fragile, certi malanni improvvisi possono capitare, ma, c’è il dottore che le può rassicurare ed aiutare a curare. Le sue parole e la sua gentilezza mi hanno «curata» più dei medicinali. A lui dico ancora grazie di cuore come alla signora mia vicina e, al Presidente dell’Ordine, che ancora ci sono medici che come lui dedicano la loro competenza ed umanità alle persone malate rispettando il giuramento di Ippocrate.
Bruna Cadeo
Brescia

Cara Bruna,

qualche anno fa, quando eravamo poco più che ragazzi, ci imbattemmo in un film che, pur non appartenendo alla categoria dei capolavori, meriterebbe di esser visto da chiunque intraprenda le professioni sanitarie. Ha per protagonista William Hurt, si intitola «Un medico, un uomo» e racconta la storia di un chirurgo eccellente con il bisturi in mano, gelido però nei rapporti e nelle relazioni personali. Soltanto quando una grave malattia lo costringe ad indossare i panni del pazienze egli si rende conto di quanto sia importante l’empatia, la cordialità, l’affabilità, confermando quanto ha provato lei: parole e gentilezza curano, se non più, almeno altrettanto della medicina. Che poi è l’essenza del «prendersi cura». Grazie allora per avercelo ricordato e per la testimonianza che porta, ripagando il dottor Ajam Abdul Kader con monete che agli occhi delle persone gentili e per bene hanno più valore del denaro: gratitudine e riconoscenza. (g.bar.)

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