Un fax smarrito e il rinnovo patente diventa un’odissea

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Dopo una accesa discussione con una impiegata della Commissione Patenti di Brescia, con la quale mi scuso per aver riattaccato in malo modo, mi accingo a esprimere il mio disappunto per come si sta svolgendo questa situazione. Ho effettuato una commissione a gennaio per la scadenza della mia patente. Purtroppo non ero in possesso del certificato medico del diabetologo, visto che il diabete è sopraggiunto dopo la precedente commissione e la mia ignoranza non mi ha fatto valutare che avrei dovuto portare anche quel documento. La patente è stata giustamente sospesa fino alla produzione del certificato in questione. Ho prenotato immediatamente una visita che per questioni di tempi tecnici poteva essere solo a pagamento (la visita presso il Civile sarebbe stata non prima di sei/otto mesi). Alla Poliambulanza l’avevo prenotata per la prima data disponibile a inizio di marzo ma come tutti sappiamo il Covid ha stravolto le vite di tutti e bloccato le visite. Ho quindi chiamato gli uffici della Commissione facendo presente questa situazione e l’impiegata con cui ho parlato mi ha detto, dopo essersi consultata con la commissione che mi aveva vista (queste le sue parole), di stare tranquilla perché tutto era bloccato fino a fine luglio e quindi solo in caso di produzione del documento dopo tale data avrei dovuto tornare a visita. Fortunatamente le cose sono andate meglio e dopo la riapertura il 4 maggio con molta pazienza sono riuscita a prenotare una visita diabetologica alla Poliambulanza il 16 giugno (quindi entro fine luglio...) e il 24 giugno alle ore 9 abbiamo inviato un fax (come possibile modo per contattarli era contemplato e suggerito anche da una dei commissari il giorno della visita). Non ho più ricevuto notizie. Dopo sollecito ho scoperto che il mio fax non si trovava. Ho allora inviato mail. Non ho più ricevuto notizie. Dopo sollecito ho scoperto che la mail (Pec)alla quale l’ho mandata non veniva aperta se non raramente. In diretta al telefono con l’impiegata ha aperto la mail e i documenti sono stati letti. Tutto a posto signora. Bene, il 12 agosto vengo chiamata e scopro che i documenti sono arrivati al limite dei sei mesi e quindi il 24 agosto dovrei fare una nuova visita per chiudere la pratica e non perdere i sei mesi. Nuova commissione a fine agosto? Il blocco Covid non l’ho voluto io e se chi è incaricato di ricevere fax e aprire la Pec è in difetto evidentemente non possono farne le spese i cittadini. Credo di avere avuto pazienza e di essere stata assolutamente corretta nei passi da fare (se non il difetto iniziale nel non produrre il certificato del medico) ma ora la pazienza è finita. Non guido dal 26 gennaio, giorno della visita e ho rispettato il divieto di buon grado ma per una mancanza della commissione non potrò guidare fino a fine agosto, quando avrei potuto guidare dopo la consegna dei certificati a giugno, peraltro fatti pervenire nei tempi, anche se al limite. È una situazione che solo con la burocrazia italiana può capitare. Ci si rimbalza la palla e si scaricano responsabilità. Si danno informazioni parziali o sbagliate tanto poi qualcuno a cui addossare la colpa o a cui fare pagare lo scotto si troverà. Questa volta però non subisco in silenzio. Questa situazione la segnalo perché se ho responsabilità sono disposta ad assumermele ma è vergognoso che un mal funzionamento della macchina venga fatto pagare ai cittadini. Vorrei anche fare presente che giocare la carta del «signora, per il Covid sono morte milioni di persone nel mondo» come se il mio problema fosse un capriccio non è stata una buona mossa. La signora con cui ho interloquito al telefono, dovrebbe sapere che ogni storia che passa dalle varie commissioni Asst dietro ha piccoli grandi drammi e ogni croce è pesantissima per chi la porta. Inoltre io potrei aver perso degli affetti «grazie» al Covid e considerare il mio «banale problema» comunque un problema. Questo è un discorso nel quale gli impiegati non hanno diritto di dire la loro.

// Donatella Saleri
Rezzato
Gentile lettrice, nella vita di tutti può capitare un contrattempo o un «incidente». Può capitare, dunque, anche ai funzionari pubblici. Quello che però è irritante a volte della burocrazia è che non si provveda a porre subito rimedio alle conseguenze di questi «incidenti» e si tenda di fatto a scaricarle sull’ignaro cittadino, come mi pare sia avvenuto nel suo caso. Qui alla beffa si aggiunge il danno ad una persona che già ha una sua croce da portare, e che perciò dovrebbe semmai godere di un’attenzione e tutela maggiori. Se poi a ciò si aggiunge anche un «sermoncino»... Ora, senza fare di ogni erba un fascio, resta fondamentale segnalare puntualmente disservizi o «incidenti»: è uno dei modi più efficaci per contribuire a migliorare il rapporto incrinato - almeno in Italia - tra burocrazia e cittadini. (g.c.)

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