Un delitto rimasto senza colpevoli

Botticino.
AA

Chiediamo ospitalità sul Giornale di Brescia per chiarire alcuni punti riguardanti l'articolo apparso il giorno 13 marzo u.s. col titolo «Il giallo irrisolto del gioielliere ucciso nel 2000». Elenchiamo di seguito ciò che è stato riportato in maniera superficiale e scorretta: 1. qualificare il dramma che ci ha colpito come «un gran bel mistero» ci pare di dubbio gusto, oltre che fuorviante, dal momento che la morte di Eliano non ha nulla di misterioso. Può essere misterioso un omicidio senza cause, senza movente e senza colpevoli. Nel nostro caso, purtroppo, il movente c'è stato ed è ben noto anche agli inquirenti: si è trattato di una cruenta rapina e la morte del nostro caro Eliano ne è stata una conseguenza, forse accidentale, ma sicuramente messa in conto da rapinatori disposti a tutto pur di portare a termine il loro disegno criminale. A confermarlo basta leggere accuratamente i verbali degli investigatori. Abbiamo l'impressione che l'articolista, che neppure si è firmato, non si sia peritato di verificare gli atti di indagine, come l'etica professionale di un serio giornalista avrebbe imposto, e neppure ha assunto informazioni presso i famigliari della vittima; 2. chiamare in causa lo scrittore Carlo Lucarelli (di cui conosciamo perfettamente le opere letterarie e le trasmissioni televisive) ci sembra del tutto fuori luogo per i motivi che ribadiamo: la morte di Eliano non ha avuto nulla di «misterioso» e non è stata il risultato di una «rapina strana». Vorremmo conoscere la ragione del termine «strana» usato dall'articolista. Come può definirsi «strana» una rapina nel corso della quale noi abbiamo perso la persona più importante e, con lei, non l'incasso di una sola giornata, ma il lavoro di una vita intera? Se l'articolista avesse preso visione dei risultati di indagine condotti dalla Guardia di Finanza e diretti a quantificare l'ammontare del bottino, avrebbe ben compreso quale fu il movente del delitto e quale il sostanzioso frutto dell'azione criminosa conseguito dai rapinatori. Il termine «strana», inopportunamente usato, lascia sottintendere qualcosa di poco chiaro ed ancora da scoprire nell'esistenza di Eliano e ciò ne offusca e diffama il ricordo. Da scoprire restano, purtroppo, solo gli autori di un delitto crudele; 3. quanto al riferimento all'intervista che all'epoca abbiamo rilasciato al vostro giornalista Tonino Zana, non abbiamo mai parlato di Eliano come di persona «che non voleva sottostare alle minacce ed ai soprusi», proprio perché né lui né la sua azienda sono mai stati fatti oggetto di minacce, né di soprusi, né di ricatti. Ora vorremmo rivolgerci agli investigatori che si sono occupati del nostro dramma: è stato fatto tutto il possibile per consegnare alla giustizia i responsabili di questo delitto? Noi, francamente, abbiamo tantissimi dubbi. Abbiamo atteso e sperato per tanti anni che venisse fatta giustizia. Ora ci sentiamo scoraggiate ed impotenti, con un fardello immane che pesa ogni giorno di più sulle nostre spalle e nel nostro cuore. In questo stato, vedere menzionati fantomatici «misteri» e citati gratuitamente scrittori di «serial thriller» può provocare facili suggestioni che magari servono a giustificare una indagine arenata, ma di certo non contribuisce né alla ricerca della verità, né a tenere viva in noi la speranza di una giustizia che da troppi anni invochiamo.
Rosa e Roberta Tognazzi
Botticino

Con tutto il rispetto per il dolore dei famigliari, noi ci siamo limitati a ricordare un triste episodio proprio nella speranza che ciò serva ad individuare i responsabili di quel delitto. Nulla di più, nulla di meno. Non vi sono insinuazioni, semmai in quel «mistero» vi è il vuoto di verità che tutti, famigliari e comunità civile, vorrebbero vedere colmato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato