Un calcio giovanile tra attese, agonismo e... frustrazioni

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Capisco che il momento che viviamo sia ben diverso da una lettera scritta da me che parla d’altro, ma desidererei personalmente far sapere che certe cose accadono senza nessuno che possa far nulla. Parliamo di sport e più precisamente di calcio giovanile. Leggo da tempo il vostro giornale a apprezzo tantissimo gli articoli sullo sport in genere e anche il settore giovanile nel calcio nostrano. Da circa 15 anni alleno un po’ in giro per la provincia, l’amore, la passione e la voglia di sentirmi sempre parte integrante nel calcio mi ha fatto crescere notevolmente in questa disciplina. Ma ultimamente noto che alcune vicende diventano sempre più frequenti e nessuno che possa mettere un limite a queste indecenze. Leggo proprio oggi dei risultati che ritengo allucinanti e offensivi. Squadre che vincono 24-0, 21-0, 19-0. Mi chiedo, cosa significa questo? Sarebbe questo lo sport più bello del mondo, un risultato del genere? Non voglio entrare nei dettagli di chi prende tutti questi goal, società magari che non fanno alcuna selezione, ma che preferiscono avere con sé ragazzi che perderli illudendoli, facendo creder a loro che diventeranno campioni solo perché cambiano società andando in quelle definite «élite». La media attuale di un ragazzo che aspira a diventare un professionista oggi è uno su circa 46.000. A prescindere da ciò, perché umiliare così un avversario? Io quando mi trovo in queste condizioni dico ai ragazzi di fare altro in campo magari invertendo i ruoli oppure far girare di più la palla, evitando questo risultato che offende lo sport, chi lo pratica, chi gestisce e chi allena. Come mai la nostra federazione che dice di essere attenta non prende alcun provvedimento a riguardo? Il mister del team così forte non dice nulla? Il calcio è di chi lo ama, ma lo schifo andrebbe spazzato via.

// Alfredo Carrabba Gentile allenatore, l’idea di interrompere una gara delle categorie giovanili per «manifesta superiorità» potrebbe anche esser presa in considerazione in via teorica, ma quand’anche venisse adottata dovrebbe basarsi su precise norme che ne limitino la discrezionalità, e avvenire con modalità che non rappresentino un rammendo peggio del buco (il noto «pézo el tacón del buso»). Perché in quel caso saremmo sì di fronte a scelte anti-sportive e quindi diseducative. Detto questo, resta aperto il problema di come proporre la pratica sportiva ai ragazzi e come introdurli, nella fattispecie nel mondo del calcio, senza creare né false illusioni né sterili frustrazioni... Qui entrano in gioco, è il caso di dire, allenatori e dirigenti nel modulare gioco e agonismo, e nell’aiutare i ragazzi a individuare la pratica sportiva più adeguata al loro corpo e carattere, e quindi non necessariamente e sempre il calcio. La strutturazione dei campionati, per altro, prevede diversi livelli su base anagrafica e territoriale proprio per offrire confronti il più possibile alla pari tra le formazioni. Nel calcio giovanile dovrebbe, infine, essere considerato fondamentale il rapporto con le famiglie, non raramente alla base di illusorie aspettative riversate sui figli. Comunque, per chiudere, il GdB che ogni martedì dedica spazio allo sport dei giovani, per scelta pubblica risultati delle gare solo a partire dai Giovanissimi, quando i ragazzi hanno già un’età in cui imparare ad affrontare una sconfitta, anche pesante, è fondamentale per chi vuol proseguire nella pratica agonistica. (g.c.)

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