Un appuntamento fondamentale con i nostri cari defunti

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A ldiquà del triste cancello si può già cogliere l’immensità di ciò che vi sta aldilà, così come non è insolito che proprio di fronte alle estremizzazioni si apprezzi la straordinaria normalità di ciò che si possiede o colga il rimpianto quando viene a mancare. Non sempre, tuttavia, ci si imbatte in cotanto pensiero illuminante, talvolta preferendo semplicemente l’amor proprio o per una curiosa forma di scaramanzia o soltanto perché lo si vede ancora lontano, tantomeno consentire possa distrarre l’odierna nostra esistenza. Nella malinconica ricorrenza del giorno dei morti, da qualcuno considerata artificiosa, a momenti forzata ma che molti, al contrario, vedono non meno di un appuntamento improcrastinabile e assolutamente da rispettare, tuttavia, nessuno sa rimanere indifferente. È dedicato alla commemorazione di tutti i nostri defunti, pur essi ogni giorno vivi nel nostro cuore e sempre rimastici accanto, in modo diverso rispetto a prima ma regalandoci, ancora come allora, tanto affetto. Aldilà del nubiloso cancello si entra in una dimensione irreale ma concreta; sconfortante e consolante insieme, che aldiquà talvolta sfugge ma ora ci pervade intimamente e alla quale si può rispondere in silenzio o con sommesse parole ma sempre con la ragionevole speranza, l’apparente consapevolezza che quanti aldiquà oggi non sono più presenti, aldilà del mesto cancello possano osservarci, ancora come allora, in attesa di un nostro sorriso, pur questo in un turbine di sentimenti, che ancora come allora anch’essi consoli e renda più contenti.
Giuseppe Agazzi
Rovato

G

entile lettore, oggi a pagina 11 don Gabriele Filippini ci ricorda che «le tombe dei nostri cimiteri sono come immagini che ci fanno pensare a quanto amore ci è stato donato nella vita da parte di chi ci ha preceduto». E forse per questo le visite ai cari defunti attenuano quell’angoscia intima generata dalla cognizione della morte e inducono un sentimento di conforto. Con loro proviamo una vicinanza che travalica la contingenza di una presenza fisica. Quanto sia umanissimo questo rapporto che ci lega ai nostri morti, è stato sublimato oltre due secoli fa da Ugo Foscolo come una «celeste corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote negli umani». Perciò l’omaggio che in questi giorni rendiamo ai nostri defunti nei cimiteri merita di esser vissuto anche come omaggio alla vita di cui siamo portatori noi che abbiamo ancora il privilegio di camminare su questa terra. (g.c.)

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