Un 25 Aprile che resta attuale più che mai

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Siamo la classe 1ªB della Scuola Secondaria di primo grado «Giacomo Perlasca» di Rezzato. Abbiamo tra le mani, grazie ad una nostra compagna che ha visitato la vostra redazione, una copia del primo numero del vostro giornale datata 27 aprile 1945 e ristampata per l’anniversario dei 70 anni. Ci ha subito colpito il titolo di apertura «Brescia è libera»; ne abbiamo notato il carattere addirittura più grande della testata, che simboleggiava l’importanza della notizia. Abbiamo anche cercato di immaginare l’emozione dei cittadini di quel tempo nel leggere la notizia e di immedesimarci nella redazione all’uscita del primo numero. Questo fatto ha cambiato la storia dell’umanità, lasciando un segno indelebile. Partendo da Bologna il 21 aprile e passando nei giorni successivi per molte città d’Italia, tra cui Genova, Milano e Torino, la Liberazione dal Fascismo arrivò il 25 Aprile anche a Brescia. Ancora oggi, come 79 anni fa, siamo pronti per celebrare questa data che ha trasformato l’Italia da una Dittatura a una Repubblica libera e democratica. Vorremmo sapere come il Giornale si sta preparando a commemorare questa giornata.
Classe 1ªB, Scuola Secondaria
di primo grado «Giacomo Perlasca» Prof. ssa Anna Maria Bertolino
Rezzato

Cara professoressa,

carissimi ragazzi e ragazze, innanzitutto la prima notizia: ci stiamo preparando.

Sì, perché dopo quasi ottant’anni potrebbe capitare di non farci più caso, di ritenerla scontata, di ritrovarci il giorno prima o addirittura la mattina stessa, ricordandola al volo.

Invece no. Non soltanto perché la prima pagina del «nostro» (anche vostro) Giornale campeggia gigante al centro della redazione, ma - ed è la seconda notizia - perché tale ricorrenza resta ben presente per migliaia di persone che non la subiscono passivamente, bensì organizzano manifestazioni, eventi.

È seguendo quel flusso che noi già nei giorni scorsi abbiamo pubblicato articoli riguardo quella data, così come altri ne metteremo in pagina nei prossimi.

Una sorta di accompagnamento, considerato che avete proprio ragione voi: essendo una festa, cioè un’occasione speciale, è preparandola che degnamente la si onora.

P.S. Aggiungiamo una postilla, di auspicio, più che di speranza: che quel giorno sia davvero di unità e non di divisione. Poiché se il rischio dell’indifferenza - il più grave - è scongiurato, quello dell’appropriazione indebita o dell’adesione schizzinosa resta alto. E se potessimo esprimere un desiderio - se non per questo, almeno per il prossimo, che sarà un anniversario tondo - sarebbe quello di mettere da parte i «ma io sono più bravo di te» e i «però tu non la racconti giusta», unendoci per un giorno attorno alla stessa bandiera e a una parola, «libertà», che a volte urta, ma resta unica, insostituibile e bellissima. (g.bar.)

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