Turismo in città Le preoccupazioni sul suo sviluppo

Lettere al direttore
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È bello vedere che la nostra città sta diventando sempre più attrattiva sia per i turisti che per chi la frequenta nel tempo libero. È un segno di vitalità, che ha conseguenze positive per l’economia locale e fa esultare la politica. Tuttavia, accanto alla soddisfazione ci sono alcune preoccupazioni, che proprio la politica «esultante» farebbe bene a considerare. La prima: Brescia non può finire ostaggio del turismo e dell’industria del tempo libero. Il vero benessere di una comunità non si misura solo dal numero di visitatori e dalla quantità di gente che gira di giorno e di notte, ma da come vivono i residenti. E in centro storico la vivibilità è peggiorata: troppo rumore, confusione, inquinamento acustico e ambientale; e, cosa non banale, servizi pubblici - come raccolta rifiuti e pulizia strade - insopportabili e sempre più fastidiosi. C’è poi una seconda preoccupazione: negli ultimi anni in città sono spuntati bar e ristoranti in quantità impressionante, che hanno preso il posto di altre attività o recuperato spazi abbandonati. Mi chiedo se questa crescita rapidissima sia coerente con le effettive e oneste potenzialità del nostro tessuto economico. Aprire e arredare tanti locali in così poco tempo richiede risorse finanziarie e competenze: è stata fatta un’adeguata verifica sulla provenienza di questi capitali? E da dove mai sono usciti tutti questi nuovi e appassionati imprenditori?

Lettera firmata

Carissimo, Brescia non può finire ostaggio del turismo, siamo d’accordo. Anche perché conosciamo bene città lombarde dove l’onda d’urto dei visitatori estemporanei ha spazzato via un intero ecosistema urbano, rendendole simili a parchi giochi, non più a misura dei residenti che vi abitano. Chi invece giunge nella nostra città e ha negli occhi la sorte di altri centri, apprezza assai proprio il fatto che vi sia equilibrio tra attrazioni e un turismo non di massa, che gode i benefici di visitare un luogo bellissimo, senza dover sgomitare come invece accade a Bergamo alta o a Como. D’altro canto, pur premettendo che la qualità dell’offerta è più importante della quantità, occorre anche ammettere che il settore ricettivo sarà sempre più strategico per lo sviluppo futuro e Brescia non può esimersi dal giocare (bene) le proprie carte, magari proprio sulla scorta degli errori che altri hanno fatto. Nessuna paura, dunque, né pregiudizio, malfidenza o veto preventivo. Al contrario, massima attenzione e un confronto continuo tra i vari soggetti, a cominciare dalle istituzioni, per mettere in asse fin da subito i pilastri dell’accoglienza, così da evitare che in breve tempo scricchiolino o, peggio ancora, crollino. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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