Troppo comodo fare soltanto oggi gli antifascisti

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
F are i conti col passato, è una frase che ogni tanto ricorre e si riferisce al passato fascista degli italiani, salvo che gli italiani di quella volta, è da così che non ci sono più. Posso provare a ipotizzare: quanti erano gli italiani che fino al mattino del 25 luglio 1943 si professavano (attenzione ho detto professavano) fascisti? Sembra 45 milioni. E quanti ne risultarono presenti all’alba del 26 luglio? Detratto il milione della Rsi, la differenza fa 44 milioni. Effettivamente tanti sono stati gli italiani che hanno «saltato il fosso» illudendosi di essere ritornati vergini. Troppo comodo e troppo facile, perché anche loro furono responsabili di quel Regime e non mi vengano a dire «io non c’ero», perché i filmati «Luce» ci rimandano nere folle osannanti (nere nel senso: in camicia nera). Ci furono sì i veri «resistenti» e mi riferisco soprattutto a quelli delle Brigate internazionali di Spagna, ai dodici professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al Regime e qualche altro. Troppo comodo, troppo comodo e troppo facile cavarsela con un «io sono antifascista», adesso che il pericolo è passato .
Paolo Minucci Teoni
Brescia

C

aro Paolo,

tra tutti gli argomenti divisivi, questo è certo tra i più spinosi ed urticanti. Non per questo lo evitiamo, anche perché se lo facessimo incorreremmo nello stesso vizio capitale in cui la maggior parte degli italiani viventi in quegli anni può essere con ragione accusata: l’ignavia.

Fu proprio la «mancanza di volontà e di fermezza di carattere, che determina l’incapacità di agire e di scegliere» il bene invece del male, il giusto al posto dello sbagliato, a contribuire nell’ascesa e nella realizzazione della dittatura fascista.

A questa massa si aggiunse anche chi si schierò attivamente, chi andò in piazza con convinzione, sia agli esordi, sia sui titoli di coda, e fece pure di peggio, mettendo l’ideologia sopra i valori dell’umanità, del rispetto, della non violenza.

In questo senso, dissentiamo da lei, il pericolo non è mai passato del tutto. E se ci infastidisce chi per propaganda e tattica elettorale grida oggi «al lupo, al lupo», è perché così facendo quando invece il lupo si ripresenterà davvero alle porte non avremo più toni di voce per far scattare l’allarme e difendere il gregge intero. (g. bar.) P.S. Non abbiamo scomodato Hannah Arendt, anche se chi vuol essere serio riguardo questi temi dovrebbe leggerla. Il libro che più consigliamo è invece di Giorgio Boatti, si intitola «Preferirei di no» (Einaudi) e racconta proprio la storia degli unici dodici professori universitari che rifiutarono il giuramento fascista e pagarono a caro prezzo il loro coraggio «mite» e stimabilissimo.

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