Troppe porte chiuse in faccia ai docenti di sostegno

Sono una referente area disabilità di un Istituto Comprensivo di Brescia e, come il mio lavoro richiede, oriento i miei alunni con disabilità verso la scuola secondaria di Secondo Grado e mi scontro, in modo violento, con rifiuti e porte sbattute in faccia. Mi sorge così un dubbio... chi fa il nostro lavoro perché lo fa? Non si fa il docente di sostegno per fare meno fatica, per lavorare meno, per avere meno compiti da correggere, lo si fa perché si opera una scelta ben precisa, ovvero supportare i nostri alunni a compensare, laddove possibile, la loro disabilità e, non ultimo, sostenere le famiglie che hanno dovuto accettare diagnosi infauste e affrontare un futuro incerto e difficile. Queste persone vivono chiedendo scusa! Scusa il disturbo, scusa se mio figlio urla, scusa se ti spinge, scusa non arrabbiarti... Mi rivolgo ai presidi delle scuole di secondo grado di Brescia affinché aprano le loro scuole agli alunni con disabilità grave senza vederli un intoppo, una «rogna», una fatica ma una risorsa, diversamente non ha senso presenziare ai corsi di aggiornamento sull’inclusione perché in queste parole ci sono anche i ragazzi con disabilità grave che non possono convogliare nelle uniche tre scuole di Brescia in cui vengono accolti! Ho lavorato tre anni per convincere questa famiglia ad «ascoltare» la predisposizione della figlia verso uno specifico indirizzo e quando finalmente riescono a comprendere che la loro figlia, seppur con un grave autismo merita una chance, merita il suo futuro, cosa succede? Arriviamo in questa scuola secondaria e troviamo solo barriere, barriere psicologiche di ogni tipo, invece che trovare una collega che mi aiuta, che ci aiuta, che supporta una donna (chiunque sia) a condividere il suo dolore e a porsi come un supporto, perché la scuola pubblica deve farlo, non solo scriverlo, sento un distante discorso che convoglia in un «mi dispiace noi non siamo attrezzati». Poi fuori solo dolore, lacrime e altro dolore oltre a quello vissuto ogni giorno da molte azioni quotidiane! La scuola italiana spero non sia solo questo! La scuola in cui credo io è una scuola che accoglie tutti davvero con frasi del tipo «signora noi non siamo attrezzati ma ci attrezzeremo!». Chiedo a tutti i referenti Dva di Brescia di riflettere su quanto accaduto a me, a noi. Il docente di sostegno ha un dovere ovvero includere gli alunni con disabilità, qualunque essa sia!
// Lettera firmata Gentile lettrice, al di là di tutte le retoriche sull’inclusione, temo - anche leggendo la testimonianza riportata - che l’esito del percorso che attende un alunno o alunna «diversamente abile» (Dva) nel nostro sistema scolastico, dipenda molto, se non tutto, dalle persone-insegnanti che l’accompagnano. E per fortuna la nostra scuola può contare sulla disponibilità personale e sulla competenza professionale di molti insegnanti di sostegno. In realtà, visto l’impegno particolare richiesto loro, il sistema scolastico sarebbe chiamato a strutturarsi in modo da non veder scaricata sulle spalle dei singoli docenti la responsabilità di affiancare questi alunni fino al termine del percorso d’istruzione e formazione. (g.c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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