Tredici giorni per un tampone è davvero troppo

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Leggo oggi sul suo giornale «Tamponi senza attese Brescia si è attrezzata per la seconda ondata», ma è una fake news? Sono il nonno di uno splendido bambino di un anno che si è ammalato il giorno 25/9 ed ha avuto febbre alta per tre giorni. Il pediatra ha prescritto il tampone e dopo tredici giorni di attesa, oggi mia figlia ha portato il bambino in una struttura privata per fare il tampone «a pagamento» perché dalla Ats, nonostante il sollecito del pediatra, non ha chiamato nessuno. Poco fa la risposta: responso negativo. Tredici giorni persi inutilmente da un genitore e un’azienda che ha dovuto fare a meno del suo dipendente.

// Mario Bariselli
Brescia
Gentile lettore, quanto successo a sua figlia e al suo nipotino è senza dubbio un caso limite (sembra dovuto ad un inghippo informatico nella comunicazione tra pediatra e Ats) e che in ogni caso ci piace pensare appartenga al passato: l’articolo al quale lei fa riferimento dà conto, appunto, di come la Sanità bresciana sta affrontando la seconda ondata della pandemia coincidente con le patologie influenzali. Obiettivo: abbattere i tempi tra richiesta di tampone e referto, passando dalla prenotazione diretta on line da parte di pediatri e medici di base che proprio da oggi (ne riferiamo a pagina 4) possono accedere autonomamente al portale. Si «salta» quindi il passaggio intermedio con gli operatori Ats (doppia richiesta, doppie telefonate) abbattendo, con i tempi, anche eventuali inghippi che magari richiedono giorni per essere scoperti. Nel ringraziarla per aver voluto condividere la vostra esperienza, garantiamo costante monitoraggio: ce lo chiedono i lettori che in buona parte sono anche i sostenitori, attraverso aiutiAMObrescia, della struttura della cittadella anti-covid di via Morelli che si prefigge di fare scuola per efficienza a livello nazionale. (n.v.)

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