Tra banda larga e telefono muto: i disagi del borgo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
C aro direttore, leggendo l’articolo apparso su codesto quotidiano il 22 marzo, intitolato «La banda larga si diffonde: addio borghi isolati nel Bresciano», è cresciuta, in me, una forte irritazione. Dalla mia esperienza personale, traggo delle considerazioni. Vivo nel ridente e ricco (almeno per nomea) borgo montano di Livemmo, sono un’esercente e dal 16 ottobre 2023 mi ritrovo, insieme ai miei vicini, senza linea telefonica fissa, indispensabile visto che la zona è priva, anche, di copertura della rete mobile. Ho perso i potenziali clienti natalizi, quelli carnevalizi ed ora, quelli pasquali… senza che nulla cambiasse, nonostante innumerevoli segnalazioni, solleciti, Pec, denunce alla società, alle autorità competenti e istituzionali, oramai abbiamo esaurito i «santi» a cui votarci. Il mio disappunto è ancor maggiore, notando che: le società continuano a fare annunci promozionali, i politici insistono nei loro proclami elettorali dichiarando che «il - Sistema Italia - va a gonfie vele»... va talmente veloce che potrebbe finire nel baratro (sarcasmo). Ho 74 anni, sono in pensione da tempo, ma per passione e vocazione sociale, ho deciso, con grande sacrificio, di mantenere aperta una delle poche attività commerciali presenti sul territorio, punto di accoglienza e di aggregazione per residenti e ospiti. Tuttavia, in questa situazione vergognosa, mi sento pure presa in giro... Oltre a perdere il guadagno, mi ritrovo costantemente a rischio multa, perché non sempre posso adempiere agli obblighi di invio telematico dei corrispettivi fiscali e, ovviamente, devo pagare una bolletta per un servizio indecente (sempre puntuale). Ampia è stata la pubblicità che descrive i futuri investimenti in edilizia pubblica, che il Comune di Pertica Alta ha in cantiere per dare una connotazione turistica a Livemmo, grazie al bando Pnrr vinto che mette a disposizione 18,4 milioni di euro, indubbiamente una grande occasione di crescita... Questo ha fatto credere a molti, che i cittadini livemmesi fossero diventati tutti nababbi, mentre invece, in attesa che fra qualche anno i turisti ci vengano a trovare, il nostro attuale disagio non ci consente di tenere attivo nemmeno quel poco che è presente... Non pretendiamo opere mirabolanti e neppure di avere notorietà, ma desideriamo semplicemente vivere in serenità, godendo almeno dei servizi minimi essenziali che purtroppo mancano. Il «Sistema Italia» deve pensare a rispettare e tutelare le persone, perché non esistono cittadini di seconda serie... evitando di fare il passo più lungo della gamba, un esempio: a Livemmo la fibra ottica è arrivata più di cinque anni fa, ma non serve a nulla se il segnale non giunge nelle abitazioni a causa dei cavi vetusti! Inoltre, nell’articolo comparso sempre sul giornale il 28 marzo, che parlava dello smantellamento della prima centrale a rame, si legge che il noto operatore proprietario delle infrastrutture e della rete di telecomunicazione afferma: «Con i servizi offerti garantiti dalla banda ultralarga, miglioreranno le prestazioni e la qualità del servizio». P ossiamo dire che: se i servizi garantiti sono quelli che ci stanno fornendo, allora siamo proprio rovinati, perché le problematiche di cui sto parlando, non riguardano rari casi, ma dalle testimonianze raccolte, stanno colpendo sempre più cittadini inermi, che vedono negati i loro diritti di consumatori, da società che fanno unicamente il loro interesse .
Lettera firmata

G

entile lettrice, i problemi evidenziati così efficacemente aggiungono un ulteriore tassello all’inchiesta che proprio giorni fa il nostro giornale ha dedicato alla trentina di paesi bresciani che, complice la denatalità, entro un quarto di secolo rischiano per spopolamento di essere cancellati dalla mappa dei Comuni. E non è solo una questione di banda... Per giocare con le parole, si può dire che è tutta l’orchestra di servizi ad essere spesso carente e a non garantire quel minimo di sequenza armonica di vivibilità che consenta e incentivi a «presidiare» anche realtà insediative che per collocazione geografica sono periferiche. Sono due gli ambiti su cui operare: quello delle infrastrutture (in questo caso, ad esempio, la banda ultralarga da... mettere a terra per renderla operativa) e quello dei servizi (ad esempio sanità e scuola). Evidentemente non sono semplici da «amministrare» né possono essere messi in capo ai singoli piccoli Comuni (l’esempio del progetto Valli resilienti di qualche anno fa, a cavallo della Valtrompia e della Valsabbia, ha fatto da apripista). Le moderne tecnologie e le reti consorziali di servizi possono dare una mano fondamentale nel rendere sostenibili (e per certi versi anche attrattive) le condizioni di vita nei borghi periferici, che sono presidi fondamentali del territorio. Abbiamo ampiamente sperimentato infatti cosa significhi l’abbandono dello stesso... Non si tratta di spingere sull’acceleratore della antropizzazione, ma abbiamo capito quali custodi di un più equilibrato rapporto dell’uomo con la natura possano rappresentare i piccoli borghi, sia sul piano concreto che del nostro immaginario. Dovrebbe essere perciò un impegno comune, a partire dalle istituzioni e in particolare dalla Comunità montana, salvaguardarne l’esistenza, e possibilmente non solo come centri di seconde case. Livemmo, a cui mi lega il ricordo ancora fresco di una giornata di riflessione sul suo futuro, in questo senso mi pare stia sperimentando come non sia affatto la massa di denaro a disposizione di un singolo centro a risolvere i problemi, e sarà perciò importante trarre da questa esperienza le opportune «lezioni» per delineare percorsi più a misura di... borghi. E di chi ci vive o ha scelto di viverci.

Ps. Con il commento a questa lettera mi congedo dai lettori del GdB con cui in quasi otto anni ho potuto tener aperto un dialogo, talvolta anche spigoloso, ma sempre stimolante. Ho avuto il privilegio di occupare spesso (quasi 1.700 volte) un pezzo di questa pagina che so molto seguita perché è una finestra aperta da cui i bresciani possono affacciarsi sulla loro vita, sulla loro quotidianità e sulle loro opinioni al riguardo. E di questo privilegio ringrazio tutti voi che avete avuto la pazienza di leggermi. Continuate a nutrire questa rubrica con le vostre lettere e a leggerla. Sarà segno di buona salute del giornale e, soprattutto, della comunità di cui il GdB è parte. (g.c.

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