Teresio Olivelli, partigiano e maestro di vita

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Vorrei poter ricordare la nobile figura e l’opera del mio maestro di vita Teresio Olivelli, nato ai primi di gennaio del 1916 a Bellagio (Como), sottotenente Cpi artiglieria alpina, partigiano combattente, che operò con coraggio e abnegazione nel cuore della Repubblica sociale di Salò. Teresio Olivelli è passato come una meteora all’interno della Seconda guerra mondiale. Giovane fascista dei gruppi universitari, ne condivise, all’inizio, la strategia politica mussoliniana. Fu così che si arruolò negli alpini e finì a combattere con loro nel territorio che allora venne definito «sovietico». Dalla sconfitta subìta in quel territorio da parte delle forze armate italiane, mandate allo sbaraglio, egli potè ritornare in Patria seguendo giorno per giorno la tragedia degli alpini abbandonati a se stessi tra le braccia del nemico e dell’inverno russo. La lezione fu pesante perché il nemico, da come glie lo avevano descritto, era ben altra cosa nella realtà. Il giovane uomo di cultura aveva soltanto 26 anni nel 1943 ed era già rettore dell’importante istituto Ghisleri di Pavia. Si trovò a rivedere criticamente le proprie posizioni morali e politiche che lo avevano portato ad essere un militante del GuF. Di lui si è scritto parecchio. Molti suoi lavori sono precedenti la guerra mondiale. Ciò che importa è quanto ha fatto, pensato e scritto dopo l’8 settembre 1943. Si è occupato attivamente dei problemi della Resistenza a Brescia, nel cuore della Rsi. Gli arrestati, i fucilati furono non pochi e si colpì duramente la Resistenza bresciana che da poco si era organizzata. Aveva incontrato Lunardi e con Margheriti iniziarono un minimo di organizzazione oltre a dare vita al Foglio che si stampava con il ciclostile e che aveva per testata «Brescia Libera». L’incontro avvenne nel mese di dicembre. Lunardi e Margheriti furono fucilati al poligono di Mompiano in Brescia il 6 febbraio 1944. «Brescia Libera» trovò la continuità con Teresio Olivelli che fece poi pubblicare «Il Ribelle». Nel numero 13 troviamo sotto il titolo «Schema di discussione di un programma ricostruttivo ad ispirazione cristiana»: «... l’attuale disordine del mondo non è qualcosa di accidentale ma decomposizione e risoluzione di un’epoca, l’epoca economica mercantile che ha disaminato i rapporti tra gli uomini, riducendo l’umana convivenza a rapporti di cose, di beni, di segni o di razionale esaltazione e conflitto di valori... Che cosa ripudiamo: la dittatura. Lo statalismo mortificatore. La guerra come mezzo di affermazione dei propri diritti così tra le nazioni come tra le classi». Ci si rende conto a questo punto che Teresio Olivelli era una meteora che produceva idee per un mondo al quale apparteneva e che trovava consensi anche in quello laico. Non solo: viveva a pieno ritmo fisico e morale non concedendosi pause. Era già fuggito il 20 e il 22 settembre dalla prigione e nell’ultima cattura non ce la fece. A Brescia nel dicembre 1943 era a colloquio con Lunardi, il 26 aprile veniva arrestato con i suoi collaboratori a Milano, in piazza San Babila. Poi il tempo per Olivelli precipita. Il 30 settembre 1944 si trova nel campo di sterminio di Herzbruck. Il 17 gennaio del 1945 muore nel campo a seguito di violentissime percosse da parte degli aguzzini nazisti, colpevole di avere fatto da scudo con il proprio corpo a un compagno di prigionia bestialmente percosso dagli aguzzini nazisti. Il suo corpo non fu più ritrovato perché fu trasformato in fumo dal forno crematorio. Prima dell’arresto, aveva scritto la «Preghiera del Ribelle», un documento di altissimo valore, non solo dal punto di vista religioso. Un documento che non voleva fomentare odi né vendette, ma contiene quelle parole indomite capaci ancora oggi di scuotere e di commuovere chiunque sappia leggerle. Qualcuno le ricorda ancora, pur dopo tanti anni, cariche di quella vigorosa invocazione: «Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni (...), ascolta la preghiera del ribelle per amore». Ribelli per amore significa per amore del prossimo, per amore della libertà, per amore del riscatto; dunque, mai ribelli per odio, né per volontà di sopraffazione, né per spirito di morte... Questa è una breve sintesi, nel simbolo di Olivelli, Medaglia d’Oro della Resistenza. Alla memoria però. Ora dopo lunghi anni di attesa, la Chiesa con una solenne e partecipata cerimonia che si è svolta a Vigevano, alla quale hanno partecipato anche duecento bresciani, ha proclamato Beato Teresio Olivelli. Il sottoscritto è sicuro che presto la Chiesa lo farà Santo.

// Renato Bettinzioli
Ass.ne nazionale perseguitati politici italiani Antifascisti (Anppia) Brescia

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