Tenere cani e gatti ma «per sempre» Questione di valori

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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S ono volontaria nei canili dal 2006, da quando le gabbie erano piene di cani «salvati» dalla legge sul randagismo del ’91, con cui si aboliva la soppressione degli stessi dopo alcuni giorni dal ritrovamento, se non reclamati o adottati, come purtroppo era invece stato fino ad allora. Da quel momento la sterilizzazione e l’adozione consapevole sono le uniche armi che abbiamo per prevenire un randagismo incontrollato, e pensavamo di avercela fatta. Ma ci illudevamo. Se negli anni ho visto canili svuotarsi completamente, grazie alle numerose adozioni, tanto da pensare di chiudere l’attività per mancanza di «ospiti», da due anni a questa parte, assisto quasi impotente a quella che sembra un’inarrestabile inversione di marcia. Ad oggi sembra che i canili non bastino più per far fronte alle continue e sempre crescenti richieste di «rinuncia», che altro non sono che abbandoni assistiti, da parte di singoli o famiglie, che adducono le più svariate motivazioni. Se fino a due anni fa il telefono dei volontari squillava per richiedere l’adozione di un cane, oggi temiamo ogni telefonata delle decine che riceviamo quotidianamente, perché quasi sempre ci troviamo a dover far fronte a una nuova richiesta di aiuto. E nemmeno così cortese. Qualcuno, leggendo questa mia, penserà che ci sono problemi ben più seri, ma la situazione che ho descritto è un campanello d’allarme che dovrebbe far riflettere su ciò che oggi consideriamo un valore e ciò che non lo ha più. La fedeltà, il senso di responsabilità, l’impegno, la generosità, la consapevolezza delle proprie scelte e del peso che possono avere sugli altri, sono appannaggio di pochi. Nessuno obbliga ad avere un cane o un gatto e andrò controtendenza chiedendo di non farlo se non siete pronti a occuparvene per sempre. Ricordate che è la domanda a creare l’offerta, e se smetterete di prendere animali con tanta superficialità per appagare un capriccio, allo stesso modo chi oggi li fa nascere con altrettanta superficialità, per lucro o per semplice ignoranza, sarà obbligato a smettere di farlo. Ovunque ci sia un cuore che si spezza quando viene abbandonato, torniamo a maturare l’idea che «l’addio non è una possibilità».
Ann Christine Terenghi
Castel Mella

Cara Ann Christine,

se n’è accorta da sé: esistono problemi più seri. Tuttavia è altrettanto vero che il dito non può nascondere la luna, cioè una riflessione seria e schietta su ciò che al giorno d’oggi riteniamo un valore. «La fedeltà, il senso di responsabilità, l’impegno, la generosità, la consapevolezza delle proprie scelte» sono ancora delle stelle polari, oppure no?

In ogni ambito, non soltanto nel rapporto con gli animali di compagnia.

L’impressione, infatti, è che la logica consumistica, dell’usa e getta, abbia contagiato anche le relazioni, soppiantando i valori che richiama lei.

Una tesi per la quale, ce ne rendiamo conto, occorrerebbe il contributo di autori più qualificati del semplice cronista, ciò non toglie che cominciare a pensarci e porre il problema sia rilevante. (g. bar.)

P.S. «Considero valore» è l’incipit di una bella poesia di Erri De Luca, la cui lettura mi sento di consigliare, cara Ann, per ricambiare lo spunto che ci ha dato, scrivendo la sua lettera.

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