Telefonate per il depuratore dell'acqua
Squilla il telefono, alzo la cornetta, mi risponde una voce femminile che ricorda, per intonazione e garbo, le signore della Milano per bene immortalate dall'attrice Franca Valeri. Vuole illustrarmi la proposta della sua ditta di offrire, senza spese alcune, un depuratore dell'acqua da applicare in cucina. Siamo fra le dieci famiglie lonatesi fortunate sorteggiate alle quali si offre questa interessante opportunità con garanzia di dieci anni, risparmio assicurato e competenza tecnica a scadenza annuale. Rispondo che dovrebbe parlare con una persona competente e penso a mio suocero appassionato conoscitore di acque e in possesso, inoltre, di una laurea in chimica. La gentile signora indaga ora sul nucleo familiare e si stupisce che io possa vivere nella medesima abitazione dei suoceri senza prendere decisioni a proposito. Non rispondo per discrezione ma capisco che la donna, rimasta anonima, vuole puntare sulla coppia più giovane e riesco cortesemente a declinare la responsabilità di un eventuale accordo. La voce che tradisce sempre più sicurezza e tenacia fissa un altro colloquio telefonico e finalmente parla con il diretto interessato. La conversazione prende avvio con un certo scetticismo da parte dell'interpellato e immagino gli sforzi della signora per illustrare i vantaggi dell'impianto: soppressione del cloro, acqua minerale gratuita, pura come alla fonte. Sento contestare qualche punto ma poi a sorpresa si arriva ad un appuntamento con il tecnico da fare tranquillamente a casa. Penso già alla soddisfazione della voce suadente di avere stuzzicato la curiosità del futuro utente ma ad un tratto l'interlocutore maschile interrompe bruscamente la telefonata. Stupita aspetto una spiegazione: la signora, prima di fissare l'appuntamento, ha voluto sapere se il cliente aveva superato i 65 anni e sentita la risposta affermativa ha semplicemente consigliato di presentarsi con un «accompagnatore». Capisco l'indignazione di mio suocero, persona anziana ma ancora vivace intellettualmente, un po' meno la domanda della venditrice. In un Paese rappresentato da un Presidente della Repubblica ultraottantenne e governato da un Presidente del Consiglio, classe 1936 che teme la vecchiaia come una malattia contagiosa, certi discorsi «mi si consenta», fanno proprio sorridere.
Giulia Deon
Lonato
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