Superenalotto: cambiare le regole

Proposta.
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Sabato 30 ottobre finalmente è uscita, dopo una lunga, lunga attesa. Cosa? Ma la sestina vincente del Superenalotto! Sono stati vinti più di centosettantasette milioni di euro. A contarli uno al secondo ci si impiega un mese intero, a guadagnarli tutti con lo stipendio di un normale lavoratore, quando e se lavora, ci vogliono più di cento secoli. Potremmo continuare con i termini di paragone ma non vorrei finire con il dire cose tragicomiche. Il montepremi è stato il più alto al mondo e l'ambito primato se lo è aggiudicato il nostro Paese, che sia questo, ben camuffato, il Paese della cuccagna? Secondo me chi ci vede da «fuori» o ci considera dei nababbi oppure... alquanto irragionevoli, meglio soprassedere. Apprendo la notizia della vincita ed inevitabilmente comincio a ragionare su come, oggi più che mai, una famiglia ordinaria sia obbligata a condurre la propria esistenza perennemente risparmiando e facendo economia durante la spesa al supermercato, mentre compra di che vestirsi o un paio di scarpe, quando acquista il necessario necessariamente a rate e con la speranza di riuscire ad onorarle tutte, dignitosamente. Rimuginando sull'argomento vado oltremodo con il pensiero alla immane quantità di denaro invece dispensata, un importo posto agli antipodi della consueta realtà ed a come avrebbe potuto regalare una improvvisa quanto provvidenziale boccata di ossigeno ad interi eserciti di famiglie, a centinaia di migliaia di persone. Questo non è avvenuto poiché le regole del gioco sono diverse ed allora mi domando se ciò non sia un po' immorale. A mio giudizio, in questo ambizioso concorso, è presente un macroscopico difetto che consiste, appunto, nell'elargire periodicamente una quantità industriale di soldi ad un limitato numero di persone che, potenzialmente, potrebbe ridursi ad una persona sola! Quello che all'apparenza parrebbe essere una fortuna prodigiosa, mi riferisco alla vincita di centinaia di milioni di euro, viceversa rischia di regalare un mare di complicazioni e di preoccupazioni, considerata l'immensa ricchezza ricevuta dalla sera alla mattina. Mi piacerebbe vedere adottato un cambiamento alle regole del gioco, ad esempio prevedendo un tetto massimo e più ragionevole all'ammontare del premio oltre il quale non andare ed una diversa ripartizione delle vincite in maniera tale da poterle distribuire ad un maggior numero di vincitori, soprattutto una volta raggiunti importi tanto elevati da superare l'immaginazione. Potrebbe essere resa più facile la individuazione della combinazione vincente e, pertanto, vedere aumentato il numero dei vittoriosi. Verrebbero distribuiti un po' meno soldi ma più volte ed a più persone, c'è aspettativa migliore? Qualcuno dirà che il gioco ha le sue regole ma un bel gioco dura poco, dice il proverbio e poi le regole si possono cambiare se si vuole e se dovesse diventare opportuno farlo. Adesso si riparte, questa volta «solo» con quarantacinque milioni e mezzo di euro in palio, destinati comunque a salire, teoricamente, all'infinito. Quanto ho detto forse è sbagliato e ciò che ho proposto probabilmente è un'utopia, forse preferiamo veramente che il nostro venga considerato il Paese della cuccagna, quello con Pinocchio e Lucignolo. Speriamo di non venire inghiottiti dalla Balena perché, a differenza della favola, qui, il finale è ancora tutto da scrivere.

Giuseppe Agazzi
Rovato

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