Su una stessa corsa del bus due episodi che fanno riflettere
Che profonda tristezza mi è rimasta nel cuore. Qualche giorno fa mi trovavo su un autobus cittadino. Dovevo raggiungere un’amica. Avevo fretta, mi sarebbe dispiaciuto giungere in ritardo. Ad una fermata prospiciente un bar l’autista lascia la guida, scende ed entra nel locale. Accidenti, penso, possibile che possa lasciare il mezzo di trasporto incustodito e senza proferir parola? Chiaro che si trattava di un’urgenza, almeno speravo che non fosse pausa caffè. Comunque avvertire penso che non gli sarebbe costato molto. Si sarà trattato di non più di cinque minuti ma si sa che quando si ha fretta i minuti sembrano interminabili. Presa dall’insofferenza pensai di fotografare il mezzo incustodito per presentarla ai responsabili dell’azienda. Desistetti pensando che avrei potuto fare del male ad una persona che non conoscevo e che magari si trovava in difficoltà. Non osai neppure chiedere spiegazione e con me tutti i passeggeri. Paura? Codardia? Pietà? Forse un po’ di tutto questo. La cosa peggiore si verificò poco dopo. Un extracomunitario si accorse che alla fermata in cui doveva scendere l’autista aveva già richiuso le porte. «Scusi - disse - mi sono accorto tardi che dovevo scendere qui. Non conosco ancora bene la città». Apriti o cielo! Il conducente, aprendogli di malavoglia, gli sferrò una serie di offese volgari e chiaramente razziste. Mi venne spontaneo intervenire ma le mie parole non giunsero a destinazione, coperte dalle imprecazioni urlate da quest’uomo. Come può comportarsi così una persona che sta svolgendo un’attività pubblica? La stessa che poco prima non aveva rispettato il suo codice deontologico. Si sarebbe verificata la stessa reazione se anziché di uno straniero si fosse trattato di un italiano? Per l’esperienza che ho io, no di certo. A me è capitato più volte che, giunta alla fermata all’ultimo momento, l’autista fermasse il mezzo di trasporto già in moto per farmi salire. E questo certamente non dovuto alla fortuna ma probabilmente perché ero bresciana. Se questi sono gli esempi degli adulti, non lamentiamoci se molti giovani si comportano da bulli.
// Adele SpadaciniBrescia
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