Studenti, intoniamo tutti insieme «Pensa prima di sparare»

AA

Sono un ragazzo di 14 anni, studente di terza media, che è sempre stato convinto che conoscere la storia sia importante perché è dal passato che si impara e si costruisce un futuro migliore. Oggi mi chiedo se io non debba rimettere in discussione questa convinzione, mi chiedo come sia possibile tutto questo, mi chiedo fino a che punto la fame di potere si possa spingere, ma soprattutto la domanda che prevale sulle altre è: «C’è un antidoto alla follia di qualcuno che dalla sua comoda poltrona dorata decide chi vive e chi muore?» Posso dire con certezza di non essere un esperto di politica, ma non è di politica che sto parlando. Ho bisogno di credere, e sono certo molti ragazzi come me, che il mondo è meglio di come lo vedo, che le parole libertà e diritto abbiano ancora un significato e non stiano lentamente, ma non troppo, divenendo utopia. Nessuno di noi può scegliere dove nascere o di chi essere figlio, ma possiamo decidere chi essere, prima che ci venga tolta questa possibilità. Non possiamo cambiare il mondo (forse), ma possiamo provarci in modo simbolico, anche a nome di tutti coloro che stanno lottando per la loro libertà e probabilmente anche per la nostra. Da giorni mi risuonano in testa le parole di una famosa canzone di Fabrizio Moro: «Ci sono stati uomini che sono morti giovani ma consapevoli che le loro idee sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole. Intatte e reali come piccoli miracoli. Idee di uguaglianza, idee di educazione contro ogni uomo che eserciti oppressione contro ogni suo simile, contro chi è più debole contro chi sotterra la coscienza nel cemento. Pensa prima di sparare pensa prima di dire e di giudicare, prova a pensare. Pensa che puoi decidere tu. Resta un attimo soltanto, un attimo di più. Con la testa fra le mani». Forse alla fine è solo questione di tempo, la storia si ripete ed il progresso rende tutto peggiore rispetto alla volta precedente, ma oggi possiamo ancora farci sentire! Propongo a tutte le scuole di Brescia di far sentire la propria voce, attraverso una specie di «Flash mob», cantando a squarciagola con le finestre spalancate questa canzone. Faremo sapere a tutti coloro che stanno lottando che ci siamo e siamo con loro, per dire No alla guerra e No alla violenza, perché il futuro siamo noi ed il male della storia non deve ripetersi. Non sono pratico di queste cose e la mia è solo un’idea; chiedo a voi di scegliere il giorno, il modo e l’ora da proporre. Le scuole dovranno solo essere pronte a far scorrere su tutte le lim, in contemporanea, il testo della canzone e che tutti i miei coetanei preparino la voce.

// Luca Soncini
Rodengo Saiano

Caro Luca, lo studio della storia è importante proprio perché consente di conoscere come nelle diverse situazioni gli uomini hanno agito e cosa hanno pensato del loro agire, dandoci la possibilità di riflettere anche sul nostro di tempo. Quindi è una passione da coltivare. Ma vengo al punto: è una buona idea la proposta di un canto corale. Ogni generazione - si può dire - ha avuto una sua canzone per dire no alla guerra. E noi rilanciamo da questa pagina la proposta alla Consulta degli studenti bresciana perché valuti se e quando proporla per tutte le scuole di città e provincia (oggi, tra l’altro, si riunisce proprio per una riflessione sull’Ucraina). Il GdB informerà come fa ogni giorno dallo scoppio della guerra, di tutte le iniziative bresciane di solidarietà con il popolo ucraino e a favore della pace. Tutti vogliamo - come cantava ai tempi in cui ero ragazzo un certo John Lennon dei Beatles - «give peace a chance»: dare una possibilità alla pace. Magari, da qui, anche cantando insieme. (g.c.)

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