Strage dimenticata. Ma tanto dolore merita memoria

Lettere al direttore
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Il 17 dicembre è ricorso il 52° anniversario della strage di Fiumicino (1973), attentato terroristico ad opera dei terroristi palestinesi che provocò la morte di 32 persone, tra cui sei italiani. La chiamano «la strage dimenticata» - nonostante sia la terza per gravità in Italia dopo quelle di Bologna (2 agosto 1980) e Ustica (27 giugno 1980); purtroppo con ragione, dato che da ormai 52 anni questa data passa nel silenzio quasi totale: niente servizi in tv, niente comunicati di politici, niente speciali e documentari in tv, pochissimi articoli sui giornali, quasi sempre trafiletti di poche righe. Niente memoria, niente riflessione, nessun rispetto. E purtroppo ho notato che anche il GdB si è adeguato a tutto ciò, dato che non ho visto nemmeno quelle poche righe di ricordo che mi sarei aspettata. È molto triste per me constatare che di questa ricorrenza non importi nulla a nessuno; non riesco a farmi una ragione del fatto che quei poveri morti, che non hanno mai avuto giustizia, siano stati fatti precipitare nell’oblio quasi totale. Ho letto il libro «Fiumicino, 17 dicembre 1973 - La strage di Settembre nero» di Annalisa Giuseppetti e Salvatore Lordi, nel quale viene spiegato molto bene perché si decise, sin da subito, di cancellare dalla memoria collettiva quanto accaduto: ma continuare così dopo 50 anni è sbagliato. Concludo ricordando i nomi delle sei vittime italiane: Antonio Zara, Giuliano De Angelis, Emma Zanghi, Monica De Angelis, Raffaele Narciso, Domenico Ippoliti.

Lettera firmata

Carissima, chiediamo perdono: sono molte le croci dei misteri dolorosi nella storia della nostra Italia ed è impossibile celebrarle tutte con puntualità certosina. Il dialogo con i lettori serve anche per questo, per contagiare sensibilità e mettere di tanto in tanto una pezza. Lo facciamo oggi, nel concreto, proponendo qui accanto la prima pagina del GdB nell’anniversario di un altro attentato, sempre a Fiumicino. Confidando che così non soltanto si conservi memoria, ma che siano scosse le coscienze affinché non venga ripetuto l’orrore di uccidere spacciandolo per «buona causa». (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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