Storico l’incontro tra Papa ed Imam negli Emirati Arabi

L’11 settembre 2001 un attentato feroce quanto imprevedibile, condotto da una esigua minoranza, ha segnato una data incancellabile nella storia. La paura si impadronì dell’opinione pubblica: tutto sarebbe potuto accadere senza sapere come e quando. Si diffuse la convinzione che il dialogo con l’Islam fosse impossibile e ogni musulmano un potenziale kamikaze. Mentre si consolidava lo spettro della guerra tra civiltà. Il marzo 2019 ha segnato una svolta sorprendente nei rapporti religiosi con l’incontro tra il papa Francesco e il grande Imam Ahmed al-Tayyeb ad Abu Dhabi, un evento storico che promette cambiamenti significativi. La dichiarazione congiunta che hanno firmato reca un titolo che è tutto un programma innovativo: «Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune». Il documento condanna l’uso delle religioni per giustificare la violenza: «nessuno può uccidere nel nome di Dio». Dichiara solennemente che i cristiani non sono minoranze da tollerare ma cittadini a pieno titolo. Viene sconfessato l’integralismo che frantuma l’unità della famiglia umana. Non si erano mai sentite dichiarazioni del genere nel mondo musulmano! L’incontro è stato significativo innanzitutto per il luogo dove è avvenuto: il territorio degli Emirati Arabi, cuore del mondo islamico, e per l’autorevolezza dei protagonisti: il Papa e il grande Imam che è la massima autorità riconosciuta dai musulmani sunniti. L’evento poi ha avuto grande visibilità e risonanza sui mass-media per tutta la durata della visita. I simboli cristiani, tra cui una croce alta 10 metri, sono stati esposti con il consenso unanime. Un clima di fraternità così coinvolgente non si era mai visto. Ci auguriamo che questo storico incontro porti i suoi frutti, mettendo nuove ali alla speranza.
// Pier Arcangelo Di VoraBrescia
Gentile lettore, quanto avvenuto ad Abu Dhabi qualche settimana fa è senza dubbio da considerare un piccolo grande miracolo di fronte al flusso in genere negativo di notizie ed eventi drammatici che segna questa fase storica delle relazioni tra popoli, civiltà e religioni… Saranno tutti da verificare nel tempo i progressi compiuti sulla strada del dialogo ma sul piano simbolico l’evento ha già una sua forza di per sé. Così come ce l’ha la dichiarazione congiunta che a fine marzo papa Francesco e il re del Marocco, Mohammed VI hanno sottoscritto sull’unità di Gerusalemme «avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace». Qualcuno definirà tutto ciò un’illusoria utopia, ma ogni spiraglio - e questi lo sono - può consentire ad un po’ di luce di filtrare nell’oscurità ed illuminare così il cammino della speranza. (g.c.)
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