Storia di un altro viaggio allucinante con Trenord

Vorrei segnalare l’ennesima odissea per chi ha la pessima abitudine di servirsi di Trenord per andare a lavorare a Milano. 20 dicembre 2019 (sia chiaro 2019, Brescia, Lombardia non 1830 ...) il treno 2096 in partenza alle 5.52 (dopo anni di pendolariato estremo con Trenord ho acquisito il gergo ferroviario) si ferma improvvisamente in mezzo alla campagna. Dopo una ventina di minuti nei quali non arriva alcuna comunicazione andiamo a bussare alla porta del macchinista ( dove stava anche il capotreno). Ci dicono che il treno «si è spento». «Adesso però ripartiamo». D’accordo, c’è chi deve timbrare il cartellino, chi deve andare in aeroporto, chi ha una coincidenza. Quanta agitazione. Con calma si riparte . Il treno ferma a Ospitaletto, i passeggeri vengono fatti scendere per prendere il treno successivo che però non ferma in Stazione Centrale ma a Lambrate. Pazienza mi dico, scenderò lì, qualche fermata in più di metro, cosa vuoi che sia. E tutti salgono. Ripartiamo e poco dopo un annuncio informa che il treno su cui sono salito terminerà invece la corsa a Pioltello. E chi ha la pretesa invece di andare a Milano? Nessun problema si scende a Romano e si prenderà il treno successivo che invece arriverà a Milano. Che fretta c’è? Il 2054 ( in ritardo anche lui , va da sé) carica quindi i passeggeri dei due treni precedenti e via più veloci della luce verso l’agognata Milano . Vi lascio solo immaginare l’affollamento del treno. Potremmo suggerire di mettere i passeggeri anche sul tetto. In India viaggiano tranquillamente, li ho visti coi miei occhi. Con un’ora e venti minuti di ritardo sulla tabella di marcia entriamo trionfalmente in Stazione Centrale. Questo per me è uno degli ultimi giorni con Trenord, ho infatti deciso di non rinnovare più la tessera ma di fare l’abbonamento alle Frecce, carissimo e macchinoso. Almeno i treni partiranno e arriveranno. Spiace vedere chi non si può permettere di pagare più di 200 euro al mese per andare a lavorare essere trattato in questo modo , costretto a usare treni catorci che «si spengono», che vengono annullati, che subiscono ritardi inconcepibili in un Paese civile. E non dimentichiamoci i disguidi di questa estate quando i treni non funzionavano «perché faceva troppo caldo». Eh già, in estate fa caldo: interessante osservazione. Quando Le avevo scritto circa tre anni fa riguardo ad un increscioso episodio riguardante sempre i nostri eroi, ero stato contattato da una agenzia che lavorava per Trenord. Mi chiesero se potevo parlare con la direzione al riguardo e se potevano contattarmi. Ho risposto affermativamente. Sono ancora in attesa.
// Pietro TarantolaMedico Ospedaliero Brescia
Gentile lettore, almeno durante le feste avremmo preferito dar spazio a buone notizie. Purtroppo ritardi e disagi vari sui treni locali sembrano non andare mai in vacanza (lo confermano anche le lettere successive) e così siamo di nuovo qui a squadernare un amaro «cahier de doleances»... Ormai abbiamo esaurito quasi tutti gli argomenti per sottolineare come i cittadini viaggiatori meritino un altro tipo di servizio e di rispetto. Sì, anche di rispetto stiamo parlando. Le sanzioni pecuniarie della Regione nei confronti delle compagnie ferroviarie, per indennizzare dei disagi gli utenti, non potranno mai riequilibrare il conto di tutte le odissee vissute da chi, nonostante tutto, ogni giorno si «ostina» a scegliere il treno locale per spostarsi. Una scelta che andrebbe premiata e non invece punita, come invece troppo spesso avviene - preterintenzionalmente o meno - sulla rete ferroviaria di una delle province industriali più importanti d’Europa. (g.c.)
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