Sport mortificato dalla scuola. Scelta sbagliata

Dicevano che dopo il Covid, soprattutto a seguito delle indubbie carenze sulle capacità relazionali nei lockdown (più o meno necessari) si era palesata l’importanza dello sport nella vita delle persone, in particolare di bambini e ragazzi. «Mai più senza sport i bambini, gli adolescenti e i giovani» si diceva. Addirittura viene inserito un comma all’articolo 33 della Costituzione (lo stesso che regola l’istruzione e la cultura) che riguarda lo sport; le Società Sportive vengono equiparate alle altre agenzie educative (scuole e oratori), con tanto di atto del Ministero; in seguito a questo riconoscimento, le Associazioni Sportive si adeguano ad una serie di necessità burocratiche e operative non indifferenti ma il tutto viene accettato con serenità, finalmente è riconosciuta l’importanza dello sport nella vita dei ragazzi. Domenica scorsa, durante il Giubileo dello sport il Sommo Pontefice Leone XIV ha sottolineato che «lo sport è mezzo prezioso di formazione umana per le giovani generazioni». Tuttavia, permane ancora un’insana abitudine di diversi docenti specialmente della scuola secondaria di primo e secondo grado, nel fare «la guerra» alla pratica sportiva o ancora sottovalutarne l’importanza... Considerare lo sport un optional di cui usufruire o non usufruire a seconda del momento e comunque di cui se ne può fare a meno. Perché dico questo? Sono dipendente di una Società Sportiva e posso garantire che è frequente sentire genitori che ritirano il proprio figlio «perché la scuola gli ha detto che lo sport lo distrae troppo dallo studio» oppure che «la scuola gli ha consigliato di ritirarlo dallo sport per migliorare i voti, come sa la scuola è più importante». Oppure ancora che «l’insegnante di italiano ha detto che tre allenamenti settimanali sono troppi, di mandarlo a uno perché deve studiare di più». Ora, io mi domando se gli insegnanti che dispensano questi consigli deleteri pensano veramente che questi ragazzi poi si ritirano nella propria cameretta a studiare l’intero pomeriggio senza uscire di casa e senza distrazioni... Se si rendono conto che probabilmente non andrà così ma utilizzeranno una parte rimanente del tardo pomeriggio al computer, alla console dei videogiochi o peggio ancora sul telefono; nella migliore delle ipotesi se i genitori avranno eliminato Pc, console e telefono andranno a bighellonare in giro perché insomma «mica li possiamo chiudere in casa questi gnari». Probabilmente in quello stesso momento i compagni di quei ragazzi stanno facendo il loro allenamento. Nessuno vuole togliere il primato di importanza all’istruzione si capisce, ma forse ci vorrebbe più equilibrio da parte dei professori nel dispensare i loro consigli alle famiglie: prima di tutto insegnare ai ragazzi l’organizzazione del lavoro a casa, poi suggerire ai genitori di accertarsi di limitare l’utilizzo dei videogiochi, del computer, del telefono e poi magari sospendere le uscite con gli amici nei giorni esenti dagli allenamenti. Privare un ragazzo della pratica sportiva, esortare i genitori a farlo è una situazione che non porterà nulla di positivo... I ragazzi tramite la pratica sportiva hanno obiettivi come la convocazione alla gara del fine settimana per la quale devono presentarsi svegli e concentrati e tra l’altro negli adolescenti la gara si disputa la domenica mattina. Sviluppano lo spirito di collaborazione e i principi di vita comunitaria. Tra agenzie educative è necessaria la collaborazione per un obiettivo superiore: il bene dei ragazzi, il futuro.
Lettera firmataCarissimo, l’unico rammarico è che non consenta di mettere per intero, nome e cognome, la sua firma. In un Paese civile, qual è il nostro, chi esprime un’opinione come la sua non dovrebbe temere alcunché, candidandosi piuttosto ad appuntarsi al petto una medaglia. Facciamo dunque da eco noi alla sua richiesta, mettendoci la faccia, per ribadire che l’attività sportiva è pienamente educativa e non dovrebbe risultare subalterna a qualsiasi altra materia scolastica. Per fortuna lo spirito del tempo soffia più forte di ogni resistenza e nonostante i nostri ragazzi siano accusati di pigrizia, scopriamo che i numeri descrivono una situazione migliore di quella temuta. Secondo i dati più recenti messi a disposizione da «Sport & Salute» raccontano che in Italia tutti gli sport aumentano il numero di tesserati (il tennis è cresciuto di 200mila, la pallavolo di 15mila, l’atletica di 14mila, il basket di 7mila, il nuoto di 3mila). Unica eccezione? Il calcio, che in un anno ne ha persi ben 40mila. (g. bar.)
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