Spese scolastiche Nessun ragazzo sia penalizzato

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA


Mi rivolgo a voi, in qualità di genitore e rappresentante sindacale, per sollevare una questione di grande importanza riguardante la gestione del contributo volontario scolastico, una pratica ormai consolidata in molte scuole del nostro territorio. Questo contributo, che dovrebbe rappresentare un’opportunità per arricchire l’offerta formativa e sostenere progetti di ampliamento culturale e tecnologico, purtroppo viene gestito con scarsa chiarezza in alcune istituzioni scolastiche della provincia di Brescia.

In base al Regolamento dell’Autonomia (Dpr 8 marzo 1999, n. 275), il contributo volontario è perfettamente soddisfacente, ma deve essere destinato esclusivamente all’ampliamento dell’offerta formativa e non può, in nessun caso, essere impiegato per coprire spese di gestione ordinaria o amministrativa della scuola. Nonostante ciò, numerose segnalazioni da parte di genitori e studenti evidenziano un uso improprio di tali fondi. In alcuni casi, ad esempio, è stato richiesto il pagamento di 75 euro per sostenere esami di recupero a famiglia in un periodo dove tutto aumenta, una pratica che riteniamo non solo ingiusta, ma anche in violazione delle normative vigenti.

I contributi volontari, per legge, devono essere impiegati in progetti specifici: acquisto di materiali didattici, potenziamento dei laboratori, innovazione tecnologica. Non devono, invece, essere utilizzati per spese ordinarie, come la manutenzione degli edifici o l’acquisto di attrezzature che dovrebbero essere garantite dai fondi pubblici.

È essenziale, inoltre, ricordare che il contributo deve essere, per definizione, volontario. Nessuna famiglia dovrebbe sentirsi obbligata a versare denaro, né tanto meno subire penalizzazioni o discriminazioni in caso di mancato pagamento.

Per questi motivi, facciamo appello al ministro dell’Istruzione affinché intervenga con urgenza, predisponendo ispezioni e controlli rigorosi nelle scuole bresciane.
Antonio Bufano
Genitore e rappresentante sindacale
Brescia

Caro Antonio,

solitamente siamo assai prudenti nell’invocare ispezioni e controlli, tranne nei casi come questo, in cui ad essere soggetto di attenzione è lo Stato stesso, o meglio, l’apparato dello Stato, che dispone ed impone regole per i cittadini ma quando le disattende esso stesso non c’è verso che ne paghi dazio.

Nello specifico, con la coperta corta delle uscite maggiori e delle entrate minori, capita sovente che ad andarci di mezzo siano studenti e famiglie, obbligati a pagare una sorta di gabella che di «volontario» ha soltanto il titolo. L’unica speranza, allora, forse ingenua, è che essendo formalmente «volontaria» chi deve riscuoterla non la esiga senza discrimine, bensì la consideri davvero un contributo, non dirimente, valutando a seconda di volontà e possibilità, senza far sentire inadempiente o cattivo coloro che non lo versano. Perché è vero che così ci può scappare il furbo, ma meglio un furbo che pensa di averla fatta franca piuttosto che nove ragazzi messi ingiustamente alla berlina o nell’angolo. Non potendo essere «equa», insomma, sia almeno «giusta». (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato