Sostegno mancato e piccole furbizie che danneggiano

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Camilla è una bambina con la sindrome di Down che frequenta la prima media e che da settembre è rimasta per mesi senza insegnante di sostegno perché nessuno di quelli presenti nella graduatoria ha accettato l’incarico. Pochi giorni prima di Natale, è stata convocata una professoressa, la quale ha accettato e ha firmato il contratto (ma che senso ha, mi sono chiesto, chiamare un docente una settimana prima di Natale? A questo punto si poteva aspettare il rientro a gennaio). Oltre al danno, la beffa: l’insegnante si è messa subito in malattia, senza mai prendere servizio, senza mai farsi vedere. Vacanze pagate, ovviamente. Con soldi pubblici. A gennaio è arrivata una nuova professoressa di sostegno per Camilla (perché dell’altra non si sono avute più notizie). Si è presentata ai colleghi con il sorriso, e con la ragazza è stata amorevole: «Allora, Camilla, sei pronta per lavorare insieme?» (è da settembre che Camilla era pronta e aspettava). Il giorno dopo la professoressa non è tornata. Anche questa sparita nel nulla. Ogni lunedì chiama la scuola, dice che non sarà presente e manda in segreteria un certificato medico. Al di là del giudizio morale sulla professoressa, penso alla serietà professionale del medico. I diritti sono sacri e intoccabili (per la Costituzione esisterebbero anche dei doveri), ma qui c’è chi se ne approfitta e, addirittura, li toglie a una bambina. Ancora una volta è evidente come il sistema di «reclutamento» degli insegnanti non funzioni e la scuola continui a essere un ufficio di collocamento, dove al centro non c’è sicuramente l’interesse all’educazione e all’istruzione dell’alunno.

Lettera firmata

Carissimo, spesso la distanza tra i nostri atteggiamenti e le conseguenze che comportano ci fa essere superficiali nelle scelte, facendo prevalere interessi particolari ed egoismo. La sua lettera, oltre a mettere il dito nella piaga di un sistema scolastico che presenta più di un difetto, ci aiuta a comprendere quanto siano nefaste certe condotte personali, anche se dubitiamo che quegli insegnanti che si fanno beffe della comunità pubblica possano farsi scrupoli per le attese tradite di una bimba. Un peccato doppio, a cui forse possono ovviare le figure intermedie che in teoria ci sarebbero: la dirigente scolastica, gli altri docenti, il medico di base... È il principio dei vasi comunicanti: solamente lo sforzo in più, gratuito e non dovuto, di qualche anima sensibile può riparare il danno creato dallo sciagurato. Così come dei ragazzi più fragili dobbiamo sentirci responsabili noi, tutti noi, ciascuno facendo la sua parte, affinché l’innocente eviti di pagare colpe che si sommano a quanto il destino ha tolto e aggiunto. Un abbraccio, a lei e a Camilla. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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