Sono un’«aliena» se ascolto il corpo e risuolo gli scarponi?

Una volta mi sono sottoposta ad un «test» e il mio computer mi segnala «Lei è un alieno». Forse lo sono davvero. Durante il mio trekking in alta val Badia, ne ho avuto la conferma. Per qualche giorno ho esagerato, raggiungendo dislivelli importanti, indi il mio ginocchio mi ha mandato un segnale di «stop». Così ho intrapreso in solitaria escursioni e dislivelli più idonei. Ho percorso un sentiero bellissimo, ed ogni tanto un ponte sulle cascate, da attraversare, fino a raggiungere un rifugio stupendo, con prodotti caseari, tipo panna, yogurt, frutti di bosco, ecc. Tutto in solitaria, la massa era su sentieri serviti da seggiovie, cabinovie che quasi tutti prendono o all’andata o al ritorno. Giusto la montagna vive di queste cose, del turismo. Beh, io vado e torno fin dove mi portano le mie gambe. Il corpo, quando esagero, mi manda un messaggio, attraverso dolore al ginocchio o alla schiena. No, oggi non si ascolta più il proprio corpo, ci si imbottisce di antidolorifici, bevande energetiche, barrette super energetiche pur di arrivare là. Giusto mettersi alla prova, per carità. Ma per me la montagna è da assaporare passo dopo passo, fino alla cima e discesa e osservare la natura. Da anni ho appeso al mio zaino una tazza, con cui bere dove capita. Un termos di roba calda da bere durante le soste. La mia giacca a vento avrà vent’anni, non più alla moda ahimè! I miei scarponi risuolati già tre volte, eppure vanno bene ancora. Sono un alieno? Non lo so, ma mi sento «diversa».
// Francesca BrigatoBrescia
Gentile Francesca, nel tempo della «fitness» estrema, dell’essere in forma smagliante ad ogni costo e ad ogni età, dell’abbigliamento tecnico all’ultimo grido, la sua diversità rischia certamente di spiccare. Ma la sua lettera (rigorosamente manoscritta) ci offre piccole pillole di saggezza antica che, non so perché, mi richiama il profumo del pane appena sfornato. Sì, come quello che un tempo, quando non c’erano ancora barrette energetiche ed integratori vari, si imbottiva con salame o prosciutto per affrontare le escursioni sui nostri e altrui monti. Certo, tutto quello che è venuto nel frattempo ci ha aiutato a star meglio, ad alimentarci e a coprirci con più efficienza quando facciamo dello sport. Ma, inducendo molti a sovrastimare l’apporto della tecnica, ha anche contribuito a «ridurre» la percezione dei limiti, esponendoli ai rischi che sappiamo se scorriamo le cronache. Perciò ben venga qualche «alieno» o «aliena» a ricordarcelo con semplicità, ma sempre rigorosamente tra una camminata e l’altra. (g.c.)
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