Solidale con chi si preoccupa del faggio pendulo
Ho letto sul suo giornale la richiesta/protesta dei signori Paola Liollaro e Roberto Musoni per la difesa del faggio pendulo del Parco dell’acqua. Mi unisco a loro anche se sono della provincia, perché ritengo che il tema della potatura delle piante sia diventato un vero problema e tale che anche la stampa gli dovrebbe dare più spazio. Se protesti presso le autorità locali ti rispondono che la potatura è fatta a regola d’arte da giardinieri competenti, ma io mi chiedo se può dirsi fatto a regola d’arte un lavoro che spesso porta addirittura alla morte delle piante sane potate in qualche maniera, che ha del selvaggio, dato l’uso indiscriminato della motosega. Povero l’uomo che abbatte così spesso l’amico albero!
// Else LizzeriSirmione
Il verde urbano, di cui gli alberi rappresentano il «termometro» più evidente, costituisce un patrimonio civico tanto più prezioso quanto più limitato è. Non solo, dunque, è legittimo, ma è doveroso che come cittadini ci si preoccupi, e molto, delle sue sorti. Soprattutto se - è il caso del faggio pendulo del Parco dell’Acqua - l'albero in questione è anche un bene storico-culturale della città e un punto di riferimento affettivo per tanti bresciani. L'area è stata transennata per motivi di sicurezza dopo la caduta di un grosso ramo secco e il rischio di caduta di un altro. Ma non è stata effettuata alcuna potatura: si è trattato semplicemente, lo abbiamo documentato sul giornale del 23 luglio, di una serie di analisi e prelievi effettuati da tecnici fitopatologi per consentire al Comune di accertarsi dello stato di salute della pianta. Che per fortuna sta bene nonostante la veneranda età e di tanto in tanto debba marcare visita. In tutti i casi, lunga vita al nostro Re Faggio! (g.c.)
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