Sì, la gentilezza esiste ancora. Ne sono testimone

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Il giorno 5 dicembre, mi recavo per una visita specialistica alla Casa di cura S. Camillo di Brescia, dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio vicino al carcere, mi incamminai a piedi su via Turati, dove si trova l’ospedale, arrivata di fronte mi accingevo per attraversare la strada, ma purtroppo il traffico aumentava sempre più. Si avvicinò a me una ragazza che stava aspettando l’autobus, e mi disse che c’era il sottopasso, la ringraziai, ma risposi che non mi fidavo (data l’età, 80, e avevo un po’ di paura essendo sola) la ragazza allora senza pensarci troppo mi prese sotto braccio e mi accompagnò fino all’ospedale, dicendo le ricordavo la nonna che non aveva più. Con le lacrime agli occhi, la ringraziai, chiesi il suo nome... Elisabetta. Grazie. La gentilezza esiste ancora.

Una nonna

Carissima, ci fa piacere avere riscontro da lei riguardo un tema a cui in settimana abbiamo dedicato due pagine: la gentilezza. Una virtù «carsica», potremmo dire, fatta per lo più di gesti piccoli e semplici, di quelli che non s’accompagnano a fanfare e strilloni. Ecco perché se ne accorgono soltanto le persone che ne sperimentano i benefici, come nel suo caso, e dunque spetta a noi dare ad essa visibilità e voce. Grazie allora a lei e alla giovane Elisabetta: la nonna che le ha ricordato, ovunque sia, sarà fiera di averla per nipote. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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