Se ritirare un atto diventa una vera corsa ad ostacoli

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Il 29 giugno ho trovato nella cassetta delle lettere un avviso, (di «cortesia!») di giacenza di un atto a me indirizzato e ritirabile preso un centro di via Dalmazia 13, che non conoscevo. Mi sono recato a tale indirizzo, con non poca fatica, perché detto immobile è situato in un vero e proprio labirinto, senza alcuna segnaletica evidente. Finalmente, dopo aver chiesto a diverse persone, sono giunto ad una guardiola presidiata e lì ho chiesto ancora informazioni. Mi hanno detto che lo sportello era proprio lì (nella guardiola) e mi hanno chiesto di attendere. Hanno telefonato all’incaricato, che è arrivato dopo 10 minuti e non ha trovato nulla. Mi ha allora dirottato presso l’Ufficio di via Don Vender e lì, (ironia della sorte, in un ufficio denominato di «cortesia») in una bolgia infernale di gente inferocita e imprecante, dopo circa mezz’ora di attesa (un solo sportello funzionante per la consegna degli atti) sono riuscito a ritirare il mio documento. In tale ufficio è apposto un cartello con gli indirizzi a cui inviare reclami (sito internet e casella postale, nel più completo anonimato). In tutto, questa caccia al tesoro è durata due ore e mezza. Ritengo - come minimo - che i responsabili del «dirottamento» debbano essere tempestivamente individuati e opportunamente sanzionati e spero vengano presi i più opportuni provvedimenti organizzativi perché questi episodi non abbiano più a ripetersi. // Angelo Esposito Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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