Se al cinema il vicino è maleducato, di chi è la colpa?

AA
Ieri sera, dopo parecchi mesi di assenza dalla multisala Oz (per gli stessi motivi di cui sotto scriverò), ho deciso di andare a vedere «La bella e la bestia». Una pellicola che rievoca l’omonimo film d’animazione della Walt Disney, nonché uno dei preferiti della mia infanzia. Mi presento alla cassa, pago il biglietto, 8 euro, mi dirigo verso la sala e mi siedo nella medesima semi vuota (sono state usate solo le prime quattro file), aspettando l’inizio dello spettacolo. Fin qui tutto bene, tutto lo staff simpatico e cortese. La mia frustrazione comincia ad inizio film, quando alla mia sinistra si presentano una coppia di «ruminanti» mangiatori di pop-corn e bevitori di bibita con annesso fastidiosissimo risucchio, e alle mie spalle un gruppetto di «simpaticissime» ragazze che per tutta la durata del film scartano i propri sacchetti di non so cosa e si scambiano «simpaticissime» battutine, senza minimamente preoccuparsi che nella stessa sala sono presenti altre decine di spettatori paganti. Oggi, dopo una lunga riflessione, non mi sento di incolpare gli spettatori maleducati, incuranti del danno che recano a terze persone, ma incolpo i gestori della struttura che pensano solo al guadagno dalle cibarie vendute e consumate durante la programmazione, non prevedono del personale addetto alla supervisione in sala, in grado di ammonire in modo repentino gli eventuali trasgressori di una sana e doverosa convivenza in un luogo pubblico. A maggior ragione se si parla di spettatori paganti! Una domanda mi pongo: qual è la motivazione di rimuovere la pausa a metà film, come accadeva e accade tutt’ora in cinema minori, per aumentare il numero di spettacoli se poi le sale, per il 90% delle volte rimangono semivuote? Non si potrebbe reintrodurre la pausa tolta, per permettere ai più affamati di rifocillarsi? Siano benedetti i cinema minori che promuovono film di qualità, a minor costo, per un pubblico ormai diventato di nicchia. Fabio Siano benedetti i cinema minori, comunque. E siano benedetti i seguaci dei film di qualità. La vicenda della pellicola (si dice ancora così?) di Margarethe Von Trotta dedicata a Hannah Arendt, mai trasmessa a suo tempo nelle sale maggiori e che ha fatto il pienone al Nuovo Cinema Eden nei giorni scorsi, grazie alla Ccdc, è solo l’ultimo esempio di quanto sia limitata (e a volte miope) la politica cinematografica delle grandi sale multiple. Ma lamentarsi pare sia inutile. Per il resto, mi è difficile assecondare il nostro lettore fino in fondo. Andare al cinema in compagnia resta un rito sociale. Forse non più come ai tempi del Cinema Paradiso, con le grandi sale dall’aria irrespirabile per il fumo delle sigarette... Ma anche successivamente, ai tempi degli intervalli tra i tempi - perdonate il gioco di parole -, non è vero che poi in sala c’era religioso silenzio; e non c’è intervallo che possa frenare la maleducazione. Forse davvero non rimangono che il divieto e il controllo. Ma questo non toglie colpe a chi non ha buona creanza. (cl. b.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato