Se abbiamo bisogno di credere in un supereroe

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Enzo, è un borgataro disoccupato che per vivere compie piccoli furti. Abita in uno squallido monolocale di periferia, si nutre di budini e dvd hard. Un giorno, per fuggire ai poliziotti si tuffa nel Tevere dove viene in contatto con sostanze radioattive, acquisisce superpoteri e una forza sovraumana che usa per commettere crimini. Sradica bancomat, ferma furgoni portavalori e si da alla pazza gioia coi soldi che ne ricava. Poi conosce Alessia dolce e fragile ragazza con evidenti problemi mentali che crede a Jeeg robot d’acciaio, pensa che la vita sia un manga, passa le giornate a guardare i dvd del suo cartone animato preferito e pensa che Enzo sia Hiroshi Shiba e lei una principessa Manga. La ragazza subisce abusi da bambina da parte del padre e dagli assistenti delle case famiglia dove viene affidata quando il padre (che è un criminale) va in galera. Enzo si innamora della sua fragile follia, le compera un vestito da principessa e consumano un rapporto nel camerino prova del negozio. Ma la dolce e fragile Alessia muore durante una sparatoria e in fin di morte pronuncia la frase «Salvali tutti, tu che puoi diventare Jeeg» prima di spirare tra le braccia di Enzo. Lui, toccato dall’amore, decide allora di mettere i suoi poteri al servizio dei deboli, sostituisce i dvd hard con quelli di Jeeg robot e si convince di essere Hiroshi shiba, il supereroe. Salva una bambina incastrata in una macchina in seguito ad un incidente, riesce ad allontanare una bomba posizionata allo stadio da uno squilibrato con manie di grandezza e la fissa del divo tivù e poi lo uccide. Alla fine indossa la maschera di Jeeg robot cucita a maglia dalla fragile Alessia e decide di usare i suoi poteri per combattere tutti i mali dell’umanità. È la storia più antica del mondo. L’amore spacca, l’amore ti cambia, l’amore può trasformare il più burbero dei borgatari in un supereoe dal cuore d’oro, l’amore ci salva, l’amore può guarire il mondo. Una trama per certi versi banale e scontata ma per altri originalissima nel suo scorrimento. Questo film è valso a Claudio Santamaria (il protagonista) il David di Donatello ed è destinato a diventare un cult. È il film che mancava in Italia, una storia che io ho adorato dall’inizio alla fine con tutte le sue scene crudissime e pulp. Nei cartoni animati il bene trionfa sempre sul male e i supereoi mettono la loro vita e i loro superpoteri al servizio dei più deboli e dell’umanità. Combattono per salvare il mondo dai cattivi. Nel momento del pericolo tutti li chiamano e si aggrappano a loro. Abbiamo bisogno di credere ai supereoi, abbiamo bisogno di credere ancora in qualcuno che ci protegga e venga in nostro aiuto, ci serve sapere che c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarci e a cui poterci aggrappare. Qualcuno che non ci abbandonerà mai, che ci sarà sempre e che sia disposto a dare la sua vita per salvarci. In poche parole è il messaggio del Cristo che si rinnova, in chiave moderna e pulp. «Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi e usate i vostri poteri e le vostre energie per fare del bene non per fare del male, difendete i deboli, siate pronti a rinunciare a tutto e a perdere la vostra vita». E se c’è un cattivo da combattere è ammesso anche l’uso della violenza, purché sia a fin di bene. In fondo il più fico dei supereroi resta sempre Gesù Cristo. In un’epoca di decadenza di valori come questa, abbiamo bisogno di credere e aggrapparci ai supereroi, per sopravvivere all’inferno che ci siamo creati e credere che un altro mondo è possibile. Io voglio un amico come Jeeg robot.

// Maurizia Brunelli
Manerbio

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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