Scuole paritarie patrimonio insostituibile
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Ho letto e riletto con grande interesse gli articoli pubblicati sul Giornale di Brescia di mercoledì 11 febbraio 2014 dai titoli, il primo: «Travagliato, la materna chiusa scalda le elezioni»; il secondo: «Orzinuovi: carissimo asilo i bimbi calano». L’argomento trattato è comune a molte Scuole dell’Infanzia Paritarie (e non private come troppo spesso riportato); le uniche queste che spesso offrono alle giovani coppie anche un indispensabile servizio di «asilo nido» al loro interno. A Travagliato pare che il dibattito tra le forze politiche impegnate nella campagna per l’elezione della nuova Amministrazione comunale, miri innanzitutto a individuare il «capro espiatorio» della situazione economicamente insostenibile della «scuola paritaria dell’infanzia»; criticità che viene attribuita, da una parte politica in lizza, al trasferimento della sede della scuola stessa in una nuova struttura, ritenuta inadeguata, nell’ambito del «polo scolastico cittadino». In detta struttura operano, comunque, 12 insegnanti (qualificati come previsto dalle prescrizioni ministeriali) che si dedicano alla formazione scolastica di 187 bambini. Anche a Orzinuovi, in relazione alla «Scuola paritaria per l’Infanzia», secondo la formazione politica «Partecipiamo Orzinuovi», la situazione appare del tutto inadeguata soprattutto perché solo il 60% dei bimbi dai 3 ai 6 anni frequentano la paritaria a causa delle rette troppo elevate. In entrambe le comunità citate, tuttavia, l’indisponibilità, di «asili nido» (peraltro indifferibili per le giovani coppie) nell’ambito delle scuole paritarie o in quelle statali non pare, purtroppo, interessare le forze politiche in gioco. La soluzione suggerita dalle stesse compagini politiche sarebbe quella «di chiedere all’Ufficio Scolastico Provinciale il passaggio delle Scuole paritarie dell’Infanzia a Scuole per l’Infanzia statali». In particolare la formazione politica, sopra citata, nel proporre tale passaggio, sollecita i genitori della propria comunità a iscrivere i propri figli alla «materna statale» (ndr Scuola per l’Infanzia statale) in quanto: «Avrebbero l’enorme vantaggio di non avere alcuna retta (ndr da pagare?) riducendo i costi al solo consumo dei pasti che si aggira intorno agli 80 euro mensili a fronte dei 170-280 euro delle materne private» (ndr «paritarie»: sarebbe auspicabile chiamare le Istituzioni scolastiche con i nomi fissati dalle norme legislative vigenti, in base alle quali le stesse operano). Il principio informatore di tale posizione politica sarebbe: «Il diritto all’istruzione è di tutti». Principio costituzionale questo teso a precisare, senza equivoci, che il diritto di insegnare è di tutti. Infatti l’insegnamento, voluto dai padri costituenti non è un monopolio dello Stato (art. 33, commi 1, 2, 3, 4 e 5 della Costituzione repubblicana) che vuole così garantire ai cittadini anche il diritto di inscrivere i propri figli nella scuola (riconosciuta certo dal nostro ordinamento) ritenuta la più idonea per la formazione scolastica dei propri figli (pubblica o paritaria che sia). Pare, tuttavia, indispensabile nell’affrontare e eventualmente decidere, in merito a un così delicato problema, non trascurare i rilevanti costi (per lo Stato e per il contribuente) collegati a ogni soluzione messa in opera. A Orzinuovi, per esempio (tenendo conto delle cifre rese pubbliche, anche su internet, da fonti governative) il costo annuo per lo Stato per gli alunni iscritti alla Scuola dell’Infanzia paritaria, operante nel comune (260) è di circa 170mila euro; costo che salirebbe a circa due milioni e quattrocentomila euro se tutti i 365 bimbi frequentassero la Scuola dell’infanzia statale. Credo sia storicamente provato che un monopolio (esercitato in qualsiasi campo) rappresenti non un vantaggio ma un danno per ogni comunità civile. E allora risulta difficile capire chi sostiene (legittimamente) la Scuola Pubblica ma che, non di rado, è contrario (o addirittura ostile) alle Paritarie, considerato che le poche Scuole Paritarie (che ancora tenacemente sopravvivono) fanno risparmiare cifre non trascurabili al bilancio della nostra Repubblica. Da padre ho voluto far frequentare le scuole pubbliche (fino a livello universitario) ai figli anche perché (a causa del mio continuo peregrinare per motivi di lavoro) ciò risultava più facile per me, ma anche formativo per i figli stessi per le nuove esperienze che, nei nuovi ambienti, dovevano di volta in volta affrontare. Ora, da nonno, ho dato una mano finanziaria, con gioia, ai genitori dei miei nipoti che, impegnati quotidianamente nel lavoro, hanno avuto la possibilità di inscrivere all’unico «asilo nido» (con orario anticipato e posticipato) disponibile (nel luogo di residenza) solo presso la Scuola dell’Infanzia paritaria. Istituto che, poi, i nipoti hanno voluto frequentare, con notevole profitto, fino al compimento del quinto anno di età. E allora, da nonno anziano, non posso che sostenere le paritarie che sono una concreta realizzazione della sussidiarietà; patrimonio forse indispensabile in un Paese moderno. Alberto Minelli Castrezzato
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