Salario minimo Le precisazioni di chi lo invoca

Lettere al direttore
AA
Ringraziamo Alberto Pluda, Segretario Generale Cisl Brescia, per la lettera apparsa sul Giornale di Brescia, perché innesca quel dibattito tra le parti sociali che riteniamo necessario per l’approvazione della proposta di delibera sul salario minimo comunale e perché ci consente di fare una precisazione su un punto fondamentale. La proposta di salario minino comunale, come tutte quelle finora approvate in diversi Comuni italiani, integra e affianca la contrattazione collettiva e quindi non sostituisce certo il sindacato laddove c’è e soprattutto laddove tutela i diritti e la dignità dei lavoratori. In particolare la proposta mira ad evitare che qualora gli operatori economici, in sede di gara, indichino un contratto collettivo diverso da quello previsto dalla stazione appaltante, questo contratto garantisca le stesse tutele di quello indicato nel bando e comunque, per i lavoratori, un trattamento economico minimo pari a nove euro lordi all’ora. Sottolineiamo che nel giudizio di equivalenza tra i contratti, come previsto dalle norme Anac, la proposta non si limita alla valutazione del solo trattamento economico ma considera tutti i parametri relativi alle tutele normative. L’obiettivo quindi è di andare a coprire quei segmenti che per debolezza o disinteresse dei corpi intermedi non sono coperti e tutelati se non da contratti ben al di sotto dei livelli che assicurano una dignità lavorativa (pensiamo ad esempio alle cooperative di servizi, alla logistica, alla vigilanza privata). Ci si consenta infine un doveroso chiarimento. La campagna elettorale ormai è finita, le prossime elezioni sono lontane, in città ci attendono anni di costruzione e di lavoro. Ogni tentativo di strumentalizzare in un senso o nell’altro la proposta di salario minimo comunale per definire perimetri di alleanze tra i partiti in questa fase risulta inutile e dannoso, non fa altro che distogliere l’attenzione da quello che dovrebbe essere un obiettivo comune della politica e dei corpi intermedi e cioè il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci auguriamo inoltre che anche l’informazione faccia la sua parte in questo percorso, libera dai pregiudizi, in particolare nei nostri confronti, e evitando invasioni di campo.
Luca Cremonini Dino Alberti
Movimento 5 Stelle Brescia / Leggiamo con non poco stupore la presa di posizione di Alberto Pluda contro l’istituzione del salario minimo comunale. Un provvedimento proposto a Brescia dal Movimento 5 Stelle che abbiamo immediatamente appoggiato e che Sinistra Italiana sta avanzando in tutte le amministrazioni e già diventato realtà in molte città come Firenze, Livorno, Napoli. Stupisce tuttavia che un sindacato si opponga all’istituzione di uno strumento a tutela della dignità del lavoro e degli stipendi. Già presente in 21 dei 27 stati dell’Unione Europea, il salario minimo si è rivelato fondamentale per la difesa e il rilancio degli stipendi. Tale realtà non ha affatto precluso la contrattazione, ma anzi l’ha rafforzata permettendo ai sindacati di partire da una base solida contrattando al rialzo. Nell’impossibilità di varare una legge nazionale sul tema, rigettata in parlamento dalla maggioranza di destra, bene farebbero le opposizioni, tutte unite su questo tema, a proporlo nelle amministrazioni in cui siedono. Perché la dignità del lavoro e la tutela del salario sono argomenti fondamentali, soprattutto nel nostro Paese. Ci si dice che questa sarebbe una battaglia velleitaria perché la realtà se ne infischia dei principi e nei fatti li supera, essendo i salari al nord già al di sopra della soglia minima proposta. Siamo invece convinti che i principi plasmino la realtà e la possano cambiare. Perché le statistiche non sono la realtà. Basterebbe guardarsi attorno per scoprire una realtà più drammatica della narrazione che se ne fa. Contratti atipici, part-time, subappalti, gare al massimo ribasso hanno fatto sì che l’Italia sia l’unico Paese Ocse in cui i salari medi sono diminuiti. In Italia 3 milioni di persone, il 12% dei lavoratori, guadagnano meno di 950 euro al mese: sono lavoratori poveri. Perché un mercato senza regole e politica genera povertà. Siamo consapevoli del ruolo dei sindacati nella trasformazione del mondo del lavoro, purché sappiano innovarsi e abbandonare rendite di posizione o chiusure identitarie. Cgil e Uil, inizialmente titubanti sul salario minimo, ne hanno compreso l’utilità e la portata. Non così la Cisl. Non basta sventolare il numero dei propri iscritti per accreditarsi come soggetto di cambiamento. Noi lavoreremo insieme alle altre forze di maggioranza perché tale strumento sia approvato in città, non tanto come segnale ideologico, ma come strumento reale di riscatto, soprattutto di chi più fatica.
Mattia Datteri
Segretario cittadino Sinistra italiana Brescia
Luca Trentini
Segretario provinciale Sinistra Italiana Brescia
Carissimi,
sul tema in sé ci siamo già espressi, chiedendo di passare dalle enunciazioni di principio ai dati reali, per capire presenza e portata del fenomeno «hic et nunc», qui ed ora, in città, a Brescia.
Sul resto, proprio perché riteniamo di rappresentare «un’informazione libera dai pregiudizi» registriamo volentieri le vostre differenti precisazioni, alcune delle quali non ci trovano d’accordo, mentre altre le sottoscriviamo, avendo pure noi a cuore la difesa dei più deboli.
Per quanto riguarda la parte politica, infine, rassicuriamo gli esponenti del M5s bresciano sul fatto che ci guardiamo bene dall’invadere qualsiasi campo, non auspicando né deprecando alcun accordo presente o futuro, avendo tuttavia ben presente che definire perimetri di alleanze è faccenda seria, che movimenti e partiti devono aver ben presente sempre. In tempi lontani dalle elezioni, ancora di più. (g. bar.)
Luca Cremonini Dino Alberti
Movimento 5 Stelle Brescia / Leggiamo con non poco stupore la presa di posizione di Alberto Pluda contro l’istituzione del salario minimo comunale. Un provvedimento proposto a Brescia dal Movimento 5 Stelle che abbiamo immediatamente appoggiato e che Sinistra Italiana sta avanzando in tutte le amministrazioni e già diventato realtà in molte città come Firenze, Livorno, Napoli. Stupisce tuttavia che un sindacato si opponga all’istituzione di uno strumento a tutela della dignità del lavoro e degli stipendi. Già presente in 21 dei 27 stati dell’Unione Europea, il salario minimo si è rivelato fondamentale per la difesa e il rilancio degli stipendi. Tale realtà non ha affatto precluso la contrattazione, ma anzi l’ha rafforzata permettendo ai sindacati di partire da una base solida contrattando al rialzo. Nell’impossibilità di varare una legge nazionale sul tema, rigettata in parlamento dalla maggioranza di destra, bene farebbero le opposizioni, tutte unite su questo tema, a proporlo nelle amministrazioni in cui siedono. Perché la dignità del lavoro e la tutela del salario sono argomenti fondamentali, soprattutto nel nostro Paese. Ci si dice che questa sarebbe una battaglia velleitaria perché la realtà se ne infischia dei principi e nei fatti li supera, essendo i salari al nord già al di sopra della soglia minima proposta. Siamo invece convinti che i principi plasmino la realtà e la possano cambiare. Perché le statistiche non sono la realtà. Basterebbe guardarsi attorno per scoprire una realtà più drammatica della narrazione che se ne fa. Contratti atipici, part-time, subappalti, gare al massimo ribasso hanno fatto sì che l’Italia sia l’unico Paese Ocse in cui i salari medi sono diminuiti. In Italia 3 milioni di persone, il 12% dei lavoratori, guadagnano meno di 950 euro al mese: sono lavoratori poveri. Perché un mercato senza regole e politica genera povertà. Siamo consapevoli del ruolo dei sindacati nella trasformazione del mondo del lavoro, purché sappiano innovarsi e abbandonare rendite di posizione o chiusure identitarie. Cgil e Uil, inizialmente titubanti sul salario minimo, ne hanno compreso l’utilità e la portata. Non così la Cisl. Non basta sventolare il numero dei propri iscritti per accreditarsi come soggetto di cambiamento. Noi lavoreremo insieme alle altre forze di maggioranza perché tale strumento sia approvato in città, non tanto come segnale ideologico, ma come strumento reale di riscatto, soprattutto di chi più fatica.
Mattia Datteri
Segretario cittadino Sinistra italiana Brescia
Luca Trentini
Segretario provinciale Sinistra Italiana Brescia
Carissimi,
sul tema in sé ci siamo già espressi, chiedendo di passare dalle enunciazioni di principio ai dati reali, per capire presenza e portata del fenomeno «hic et nunc», qui ed ora, in città, a Brescia.
Sul resto, proprio perché riteniamo di rappresentare «un’informazione libera dai pregiudizi» registriamo volentieri le vostre differenti precisazioni, alcune delle quali non ci trovano d’accordo, mentre altre le sottoscriviamo, avendo pure noi a cuore la difesa dei più deboli.
Per quanto riguarda la parte politica, infine, rassicuriamo gli esponenti del M5s bresciano sul fatto che ci guardiamo bene dall’invadere qualsiasi campo, non auspicando né deprecando alcun accordo presente o futuro, avendo tuttavia ben presente che definire perimetri di alleanze è faccenda seria, che movimenti e partiti devono aver ben presente sempre. In tempi lontani dalle elezioni, ancora di più. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato