Rsa di Gardone Vt, gli interrogativi e le rassicurazioni

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«Tante domande dopo le morti». Questo il titolo di un articolo di giornale che suona come una pesante accusa, a cui la Rsa di Gardone VT appella un diritto di replica. L’articolo contiene alcune inesattezze relative alla gestione tecnica-operativa dell’emergenza che ha visto tutto il personale, direzione e amministrazione impegnati in prima linea dal 23 di febbraio 2020 ad oggi. Questo evento del tutto inaudito ha travolto la sanità mondiale, l’11 marzo 2020 l’Oms dichiarava la pandemia e il virus non ha risparmiato le Rsa. A partire dal 23 febbraio 2020, data del primo Dpcm, abbiamo adottato tutte le disposizioni, attenendoci alle indicazioni del Ministero della salute, di Regione Lombardia e Ats. Abbiamo messo in atto procedure, protocolli e misure organizzative per la mitigazione della diffusione del coronavirus come da disposizioni che in itinere ci venivano indicate dagli organi preposti. Nulla è stato improvvisato, sono stati istituiti tavoli con le associazioni di categoria e con analoghe realtà del territorio per un quotidiano confronto e studio delle evidenze scientifiche disponibili. L’istituzione preposta alla vigilanza ed al controllo (Ats) è stata informata rispetto ai dati relativi e alla gestione della emergenza da Covid 19 nella nostra Rsa. Anche l’assessore ai Servizi sociali di Gardone Vt esprime totale solidarietà al Cda, al personale direttivo e a tutti i lavoratori della Rsa. Si dichiara certo che l’operato di tutti sia stato responsabile ed attento, pur in una situazione del tutto sconosciuta ed imprevista. La Rsa di Gardone merita appoggio e sostegno, così come gli ospiti ed i parenti ai quali non pare corretto infliggere ulteriore dolore nel dolore innescando sospetti e paure. A questo proposito intendiamo rassicurare i familiari se quanto scritto ha cagionato preoccupazione: medici, infermieri, educatori e psicologa seguiteranno ad effettuare telefonate e video chiamate come in questi mesi è stato fatto. Siamo consci che non poter abbracciare i propri cari può ingenerare apprensione e senso di impotenza, è quanto succede anche a noi operatori, gestori e cittadini di fronte ad un evento tanto inaspettato, quanto ancora in parte sconosciuto, a cui neppure gli scienziati più autorevoli sono in grado di fornire tutte le risposte. Quello di cui siamo certi è che tutto il personale della Fondazione sta assiduamente lavorando per garantire agli ospiti una vita relativamente normale, pur in questo difficile frangente. Vogliamo ringraziare tutti i dipendenti perché operano con professionalità e abnegazione, da oltre due mesi, sette giorni su sette, sottraendo tempo ed energie ai propri affetti. Ci confortano i messaggi di solidarietà e gratitudine che anche in forma scritta, ci hanno inviato molti dei familiari. Infine un pensiero a chi ci ha lasciato e alle rispettive famigie: ci siamo sforzati di aiutarli e di star loro vicino e anche se non potevamo sostituire i loro cari, non li abbiamo lasciati soli e non li dimenticheremo.

// Denise Massenti
Coordinatrice infermieristica
Grazia Ventisette
Responsabile sanitaria Per Rsa - Gardone Valtrompia
La vicenda dei 20 decessi nella Rsa Beretta di Gardone Val Trompia, a cui il nostro giornale ha dedicato un articolo nell’edizione del 22 aprile, non è purtroppo un caso isolato. Nelle case di riposo della nostra provincia, certifica la Regione Lombardia, tra febbraio e marzo sono morte oltre 700 persone in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La stessa Oms afferma che in Europa la metà dei morti questa pandemia li ha mietuti nelle strutture per anziani. Una tragedia senza pari. Un lutto collettivo di fronte al quale porsi delle domande - come noi facciamo nel nostro titolo del 22 scorso - non è volontà sommaria di condanna (lo dimostra anche il fatto che delle 37 righe pubblicate sul giornale la metà è dedicata alle dichiarazioni della presidenza della casa Beretta), porsi domande è un dovere civico: capire cosa non ha funzionato nelle Rsa bresciane, lombarde e italiane (perché qualcosa non ha funzionato) ci aiuterà ad evitare che questa tragedia non s’abbia a ripetere. Lo dobbiamo ai tanti operatori che hanno lavorato con pochi mezzi e immensa generosità. Lo dobbiamo ai troppi nostri anziani scomparsi. Li piangiamo uno per uno, proprio come fanno i loro parenti (che in diversi hanno inviato lettere a sostegno del personale) e come fanno quanti nelle Rsa li hanno accuditi nei loro ultimi giorni. (g.c.)

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