Ringraziamenti dopo l'ultima chemioterapia
«Con le unghie e con i denti» è stato il primo pensiero che ho fatto il 19 aprile quando il dottor Mutti con grande professionalità e umanità mi ha comunicato che avevo un tumore al seno, che avrebbero dovuto operarmi e farmi una mastectomia. 29 anni, sposata da sei e da qualche mese alla ricerca del primo bambino, a tutto pensavo tranne a quello che invece realmente mi stava accadendo. Non mi sono mai chiesta, nemmeno per un solo istante, perché mi stesse succedendo tutto questo, perché proprio a me, perché a 29 anni... ho deciso di affidarmi e fidarmi completamente dei medici, iniziando dal mio di famiglia fino all'ultimo che mi ha visitato a Milano, nel mezzo ho avuto la fortuna di incontrarne altri splendidi, il dottor Mutti, la dottoressa Rizzi e Federica. Il cammino è impegnativo, doloroso, pesante, i pensieri si fanno più cupi, hai la sensazione che la morte sia lì ad osservarti e devi per forza fare i conti con lei, alcune volte vorresti interrompere tutto e... vada come vada... invece la voglia di vivere prende il sopravvento, quella passione che ti muove dentro e non ti fa mai crollare del tutto, quell'istinto ad attaccarsi alla vita «con le unghie e con i denti». Tutto cambia, cambi tu fisicamente, sei devastata, perdi i capelli, sei stanca, ti imbruttisci, non ti riconosci. Ma la gioia per vita è lì nuovamente a ricordarti che tutto passa, che è solo un periodo, che devi sì stravolgere i tuoi piani, ma che ne uscirai vincente e allora non smetti di sorridere, mai. Si impara molto dalla malattia, si cresce, si vedono le cose sotto un altro punto di vista, tutto prende un altro significato, il sole, le montagne, la tua casa, il lavoro... e soprattutto le relazioni, mai come in questi momenti «conosci» veramente le persone, parenti e amici che si dimostrano tali, che ti conoscono da quando sei nata e con te adesso soffrono e lottano, che piangono con te il primo giorno e che ti mandano un messaggio di auguri per l'ultima chemio, che ti portano le ciliegie alle 8 del mattino perché sanno che è l'unica cosa che riesci a mangiare e persone che credevi amiche che invece «non sanno cosa dirti», conoscenti, tanti, tantissimi, che ti dimostrano molto affetto, un sorriso, una domanda, una pacca sulla spalla, alcuni mi dicono che lo fanno solo per farsi vedere, sarà, ma io in questo momento ho bisogno anche di loro. Poi i colleghi che continuano a renderti partecipe anche se è molto che sei a casa, le sorprese alla festa della fine della scuola, i miei splendidi bambini che ogni volta mi hanno dato una carica incredibile, i loro fantastici genitori che mi sono sempre stati vicini con tanto affetto. E poi le persone più importanti, la famiglia, quelle a cui quel giorno non avresti mai voluto dire della tua malattia, quelle a cui sai di «far perdere tanti anni di vita» vedendoti stare male, quelle che più di tutti ti aiutano e nonostante il loro dolore cercano di sorreggerti sempre, di esserci in ogni momento, uniti, stretti l'uno all'altro per vincere, per farcela. Il mio splendido nipotino, lui sì che è la vita, la gioia, il futuro a cui non avrei rinunciato per niente al mondo. E infine la persona che ha deciso di starmi accanto per tutta la vita, ora quel «nella salute e nella malattia» lo deve dimostrare e lo ha dimostrato, dal primo incontro con il dottor Mutti fino a stamattina per l'ultima chemio, in ogni momento, ha deciso di camminarmi accanto senza mai lasciarmi la mano in questa difficile avventura che ci vedrà però vincenti, perché come mi dice sempre «la morte non sa con chi a che a che fare, noi siamo più forti di lei». Ho pensato che fosse questo il modo migliore di affrontare la malattia, desiderare tante persone vicino che mi dessero anche la loro forza, sorridere sempre e credere che di cancro si può guarire. Oggi con la mia ultima chemio desidero ricordare e ringraziare di cuore le splendide persone che ho incontrato nel reparto di oncologia della fondazione Poliambulanza, i medici, in particolare la mia dottoressa Lorena Rizzi, persona straordinaria, schietta e dolce, la dottoressa Federica per la quale ogni parola sarebbe troppo poco, Suor Loredana, tutte le infermiere e l'unico infermiere, professionalmente molto preparati e umanamente impeccabili, capaci di starmi accanto con tanta dolcezza durante tutta la cura, di farmi trascorrere quelle ore serenamente e di accogliermi sempre con un sorriso, il personale ausiliario per la discrezione e la gentilezza. Grazie per l'amore con cui mi avete accolta, siete entrati prepotentemente nella mia vita, ma sono contenta di avervi conosciuto, di avervi dato un po' di me. Ai miei compagni di viaggio incontrati in reparto va il mio grazie per aver condiviso la loro avventura anche con me, per dimostrare ogni giorno quanto valga la pena lottare e non arrendersi. Un'amica mi disse: «Cadere sette volte e rialzarsi otto».
Veronica Faini
Nave
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