Riforma autonomia da ridere c’è poco (o molto)

AA
Il mio cognome è Napoli, ma io nacqui ottantaquattro anni fa a Brescia, e risiedo a Bovezzo, da papà calabrese e da mamma veneta. Ho poi avuto la fortuna di sposare la mia Roberta, livornese, e nostro figlio di incontrare Chiara, di Reggio Emilia. Insomma: in tre generazioni abbiamo fatto l’unità d’Italia. Ne sorridiamo soddisfatti, ma ora l’ex dentista, oggi ministro Calderoli, di dice che no: c’è poco da ridere, con l’autonomia differenziata dovremo invece applaudire Bossi, che con un gutturale «Terùn!» espresse la propria simpatia per l’allora Presidente Napolitano. Ed il sorriso di Giorgia Meloni (simpatico ed accattivante, cercate su internet), quel bel sorriso della nostra Presidente che tanto ambisce al premierato, è ora insidiato dall’ex dentista Calderoli: o voti per l’autonomia od hai finito di ridere. Be’, non è un bel risultato per un dentista.
Paolo Angelo Napoli
Bovezzo
Caro Paolo,
la simpatia fa sempre velo su tutto e tutto si può sempre esprimere, se si fa attenzione al modo. Lei lo dimostra platealmente, affrontando uno dei temi più divisivi - il dibattito sull’autonomia - ed esprimendo pure un giudizio di merito, senza offrire appiglio di frizione alcuna, né da una parte, né dall’altra. Forse giusto il ministro Calderoli potrebbe storcere il naso, leggendosi definito «ex dentista», ma ne dubitiamo, poiché sempre sgusciante è l’ ironia quando non tracima nel sarcasmo.
Premesso questo - un lungo preambolo - diciamo che a differenza Sua non abbiamo timore che le norme attualmente in discussione possano minare l’unità del Paese. Possono essere mal scritte, insufficienti, perfettibili, ovviamente, tuttavia riteniamo che il tema di una maggior autonomia delle Regioni non possa essere continuamente rimandato.
A un patto: che accanto ad «autonomia» si metta in bella evidenza il concetto di «responsabilità». Responsabilità nello spendere fondi pubblici, responsabilità nel raccogliere i soldi di cittadini e imprese, responsabilità anche nell’aiutarsi vicendevolmente, quando il caso, senza che nessuno sia egoista, ma neppure che altri se ne approfittino.
Che poi, norme e leggi e regole e decreti sono fondamentali, ma «l’unità» è il risultato di un sentimento, di un «sentire» culturale, valoriale, diremmo, più che di un’imposizione o vincolo. Dentista o non dentista. (g.b.)
Paolo Angelo Napoli
Bovezzo
Caro Paolo,
la simpatia fa sempre velo su tutto e tutto si può sempre esprimere, se si fa attenzione al modo. Lei lo dimostra platealmente, affrontando uno dei temi più divisivi - il dibattito sull’autonomia - ed esprimendo pure un giudizio di merito, senza offrire appiglio di frizione alcuna, né da una parte, né dall’altra. Forse giusto il ministro Calderoli potrebbe storcere il naso, leggendosi definito «ex dentista», ma ne dubitiamo, poiché sempre sgusciante è l’ ironia quando non tracima nel sarcasmo.
Premesso questo - un lungo preambolo - diciamo che a differenza Sua non abbiamo timore che le norme attualmente in discussione possano minare l’unità del Paese. Possono essere mal scritte, insufficienti, perfettibili, ovviamente, tuttavia riteniamo che il tema di una maggior autonomia delle Regioni non possa essere continuamente rimandato.
A un patto: che accanto ad «autonomia» si metta in bella evidenza il concetto di «responsabilità». Responsabilità nello spendere fondi pubblici, responsabilità nel raccogliere i soldi di cittadini e imprese, responsabilità anche nell’aiutarsi vicendevolmente, quando il caso, senza che nessuno sia egoista, ma neppure che altri se ne approfittino.
Che poi, norme e leggi e regole e decreti sono fondamentali, ma «l’unità» è il risultato di un sentimento, di un «sentire» culturale, valoriale, diremmo, più che di un’imposizione o vincolo. Dentista o non dentista. (g.b.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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