Ragazzi miei, la vita non è una festa continua

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Provocherò il dissenso di molti, ma mi piace comunque esporre anche il mio pensiero. Ma è davvero giusto abituare i nostri cuccioli all’idea che la vita è una continua festa? La Comunione e la Cresima, vengono festeggiate alla grande e spesso in maniera eccessiva, poi ci sono i compleanni di ognuno dei componenti la famiglia e poi ci sono le festine a scuola per i compleanni degli amichetti e trascuro qui le Feste comandate, Pasqua e Natale, Santa Lucia, la Befana la festa del Patrono e altre locali feste tradizionali. Avevamo proprio bisogno di Halloween? Una festa che consente ai bimbi di irrompere nella vita privata di altri per sollecitare il dolcetto? Non sarebbe meglio rispristinare la festa dell’Albero e quella del Risparmio che hanno educato i giovani della mia generazione all’amore e al rispetto verso la natura e verso l’onesto guadagno? Ma davvero sono io, incapace di adeguarmi ai tempi? Mah! Vuol dirmelo lei, Direttore?

// Renata Mucci
Brescia
Cara Renata, la questione non è far festa. La vita stessa è una festa e andrebbe celebrata anche per questo, ogni giorno. Il problema semmai è l’aver ridotto le feste a pretesto di mercificazione nel senso letterale del termine, ovvero «trasformazione in merci di cose che per loro natura non sarebbero oggetto di commercio come qualità umane, relazioni sociali, tradizioni culturali, valori ideali o estetici. Fenomeno ritenuto caratteristico delle società capitalistiche in quanto fondate sullo scambio di merci e sul consumo» (Treccani). Ora, il dolcetto di per sé mi preoccupa davvero poco. Preoccupa semmai l’assenza di una motivazione culturale condivisa. Altra cosa poi è l’inciviltà manifesta e denunciata nelle lettere che seguono. (n.v.)

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