Quella pensione di mio padre andata «perduta»

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Ho letto con attenzione la giusta e opportuna missiva al Giornale cittadino, della signora, in tema di pensione e contributi Inps andati perduti. Mi sento particolarmente e umanamente vicino alla scrivente in questione, poiché anche la mia esperienza, che vi racconto brevemente, si può dire similare. Persi mio padre un lontano aprile del 1991. Quante corse, quanti sforzi economici e fisici, quanto sacrificio e quanta dedizione vidi spendere da parte di mia mamma Carolina (sempre da sola e donna fortissima e di favolosa umanità), per chiedere all’Inps la meritata pensione di mio padre, al quale, a onor del vero, rimprovero solo di non aver fatto a tempo, nella sua breve vita, a versare tutti i contributi necessari, almeno, al raggiungimento della cosiddetta minima. Che dire, mia mamma e io al tempo eravamo da soli, non uno straccio di parente degno di tale nome, disposto ad aiutarci minimamente anche nelle più semplici cose, figuriamoci per l’ottenimento della pensione di mio padre... Un grandissimo uomo, mio padre Maurizio, eccellente e con un cuore infinitamente grande, buono e generoso ma, ahimè, forse un po’ «leggero», per non aver magari provveduto del tutto a versare il quantum dei contributi necessari. Scomodammo allora un dipendente Inps di quel periodo, dandogli una grossa somma di denaro, mirata a colmare il gap valido per raggiungere il diritto tanto sperato. Ma nulla, non ottenemmo nulla, questo dipendente si rivelò un autentico incapace e manigoldo. L’Inps si intascò tutto e non corrispose nulla indietro. Sono passati molti anni ma non ho scordato un centesimo di quel periodo e ora come allora, pur avendo grazie a Dio un ottimo lavoro e essendo quei problemi solo un lontano ricordo e anzi una sfida vinta da me e mia mamma da soli, penso che se è andata così significa che «doveva andare così». Ma le malefatte o non fatte, di certa gente miserabile (che definirei dei serpenti ponziopilateschi), sono ben scolpite dentro di me e verranno giudicate da un Tribunale ben più importante di qualsiasi terreno: il Tribunale di Dio. Speriamo in un mondo migliore!

// Lettera firmata

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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