Quel tornare alla Casa del Padre

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Devo confessare che sono rimasta alquanto sorpresa leggendo le note di Don Fulvio Bresciani apparse su questo quotidiano nella rubrica «Lettere al direttore» del 19/04, note relative ad alcune frasi che si leggono nei necrologi. Ne prendo una ad esempio, quella che più mi ha turbata per il commento ironico del sacerdote: «È tornato alla Casa del Padre» dove Don Fulvio chiosa: «Ma c'era mai stato? Secondo quale credo?». Orbene, io non ritengo che l'uomo sia solo frutto dell'unione di due cellule umane ma che la sua componente spirituale, l'anima, venga da Dio che è il creatore di tutto. Del resto la stessa Chiesa canta: «Prima che io nascessi, Signore Tu mi conosci» a evidenziare che noi, ancor prima di nascere, eravamo in Dio (quantomeno a livello di prescienza divina) e, se in Dio, nella sua «casa» che non è una casa in muratura da cui si entra e si esce, ma in Dio inteso come creatore della nostra anima, dal quale, ripeto, abbiamo origine e a cui ritorneremo dopo il nostro passaggio terreno. D'altra parte, punto incontestato della nostra religione è l'origine divina dell'anima e, quanto al tema teologico della preesistenza delle anime, è noto che, pur essendo il medesimo stato condannato nel Concilio di Costantinopoli, ha rappresentato un punto di vista controverso, della Chiesa delle origini, bollato in seguito come eretico. Una riflessione s'impone: Don Fulvio è sicuro che per affrontare criticamente e consapevolmente dispute teologiche di questo tipo basti una «ripassatina» del catechismo? Ai corsi di catechismo ci si occupava e ci si occupa di insegnamenti teologici di questo livello? Non è forse più facile pensare che l'espressione usata nei necrologi rappresenti la sentita aspirazione del fedele che il caro estinto ritorni all'Essere scaturigine della propria anima, il Padre benevolo nella cui Casa rientrare dopo una vita nella valle di lacrime? «Tornare alla Casa del Padre» nel linguaggio di tutti i giorni, significa ritornare in Dio da cui proveniamo, in quella «Casa = Dio» di cui Cristo stesso ha detto: «Nella Casa del Padre mio ci sono molti posti preparati per Voi». Non è cristiano conforto per chi resta pensare che i propri cari siano tornati, dopo la parentesi terrena, in Dio? È vero, molti cristiani, me compresa, avrebbero bisogno di una «ripassatina di catechismo», come suggerisce il sacerdote, ma avrebbero soprattutto bisogno di ascoltare, da più di qualcuno dei confratelli di Don Fulvio, omelie preparate e profonde nelle quali approfondire, anche teologicamente, in questa sede sì, i dogmi della dottrina cattolica, anziché, come spesso succede, sentire solo sequele di ovvietà e frasi ripetute banalmente, che sovente non lasciano alcuna traccia nell'anima di chi ascolta, non contribuendo in alcun modo alla crescita spirituale (ma anche dottrinaria) del fedele.

Ada Pividori
Brescia

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