Quel prof credeva in me e io ora vorrei ringraziarlo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Correva l’anno scolastico 1962/1963, frequentavo la classe seconda media presso la scuola «Ugo Foscolo» a Brescia. L’insegnante di «Disegno» era il professor De Lucia, discreto con ciascuno dei suoi allievi e creativo in maniera del tutto naturale nell’assegnare il tema del compito (disegno) da svolgere. In maniera quasi del tutto inconsapevole (avevo 12 anni), mi sentivo far parte delle linee che tracciavo: natura morta, pinete marine, fiumi esondati e tanto altro che ricordo approssimativamente perché alla data odierna mi ritrovo ad avere 76 anni. Un giorno, mia madre Nella Crovato Spagnolo, lei stessa un’artista e insegnante di musica, mi riferì che il professore le disse: «Lei, ha in casa un’artista», riferendosi a me. E io pensai: « Io, un’artista? Non è possibile». Eppure, lui aveva intravisto e interpretato i miei disegni in quel senso, rivelando un potenziale che io non credevo di avere. Quella frase, per quanto fosse il vero e primo complimento che ricevevo nella mia vita, iniziò a risuonare per lungo tempo nella mia mente; purtroppo, le condizioni economiche non mi hanno permesso di frequentare l’unico Liceo Artistico (allora privato) presente a Brescia. Il mio pensiero in merito a quella frase si spense nel corso degli anni. Un giorno, prima di terminare il suo percorso di insegnante, il professore mi inviò un invito per una mostra dei migliori prodotti dei suoi allievi, fra i quali c’erano anche i miei. Io non ci feci molto caso; ormai avevo abbandonato quell’interesse nel corso degli anni. Avevo ormai un lavoro abbastanza pesante e una famiglia. Mi spiace tantissimo non essere stata presente alla mostra (spero che questo mio sentimento l’abbia raggiunto) e raccogliere parte di ciò che avevo lasciato indietro. Lo ricordo con ammirazione e un senso di riconoscenza.

Elisabetta Crovato

Cara Elisabetta, il senso di riconoscenza compensa le latitanze d’un tempo. E siamo certi che il professor De Lucia l’abbia già perdonata anni fa, essendo stato giovane pure lui e avendo sperimentato per primo le impellenze e le priorità falsate che sovente fanno ad essa da corona. Piuttosto ci incuriosisce e vorremmo sapere se al ravvedimento riguardo i sentieri non battuti corrisponde il desiderio di riprenderli, di dedicarsi oggi a ciò che ieri è stato trascurato. Che così, come non è mai troppo tardi per pentirsi, sempre è il momento giusto per cominciare. Il professor De Lucia apprezzerebbe, lei crediamo ancora di più. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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