Quel dubbio sul «mare nostro che non sei nei cieli»

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Il 30 gennaio, presso la sala consiliare di Flero, è stato fatto un convegno organizzato da «Associazione La Rete-Equogas», con la partecipazione di vari relatori, per la presentazione del volume: «Per una città interculturale e interreligiosa». Nel dibattimento è stata letta una preghiera laica dei migranti dal mare: «Mare nostro» di Erri De Luca, dedicata all’ultima ecatombe avvenuta nel Canale di Sicilia. L’inizio della preghiera era: «Mare nostro che non sei nei cieli...». Mi soffermo sull’incipit di tre sole strofe perché l'avverbio «non» già mi raggela. La preghiera non cita il Padre eterno, ma un valore e un senso compatibili della natura va verso di Lui. Vero, in quell'anno (o in questi anni) la strage «silenziosa» del Mediterraneo è stata dolorosa anche in ognuno di noi, anche se meditare la colpa a Dio di ciò che è successo rammarica molti cattolici. Dio non ci ha mai promesso di liberarci dai pericoli di cielo, mare e terra; nemmeno Lui se li crea. Il male ha minacciato l’uomo, e Dio inviò sulla terra suo figlio, non per eliminare le catastrofi terrene e i pericoli dal mare, ma per lenire, con il suo esempio e insegnamento, le sofferenze cui l’uomo è sottoposto durante la sua permanenza terrena. Gesù è venuto tra noi per condividere la nostra esistenza e che, anche, nelle prove difficili e dolorose, non ci abbandona mai se noi seguiamo il suo insegnamento. Le tragedie, il dolore, volenti o nolenti, sono parte integrante della nostra esistenza.

// Gianmarco Dosselli
Flero
Gentile Dosselli, la mia interpretazione della «preghiera laica» di Erri De Luca - che da intellettuale ci ha abituato a provocazioni anche pungenti - è molto diversa dalla sua: quel «non» a mio avviso esprime la disumanità della tragedia e denuncia la sostanziale indifferenza del mondo che non reagisce come dovrebbe, come se questa contabilità della morte si svolgesse sotto un altro cielo, non il nostro. Non vedo accuse a Dio, piuttosto a chi vede ma non guarda, sente ma non ascolta. E soprattutto non fa niente. (n.v.)

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