Quei telefonini accesi al concerto son da maleducati

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

Profonda e rigorosa come sempre la recensione di Enrico Danesi al grande concerto di Francesco De Gregori che non invecchia mai. Meno rigorosi i telefonini accesi (peggio ancora è al cinema dove nei film si usa la luce al buio) che riducono l’angolo della visibilità di chi sta alle spalle, oltre ad essere una mancanza di rispetto nei confronti dell’artista che cortesemente sopporta, a meno che sia Florence Welch che smette di cantare. Ho provato a chiedere cortesemente allo spettatore seduto davanti se poteva interrompere la sua ripresa o quantomeno ridurla. Mi ha risposto che non è vietato usare il cellulare. Già, come non è vietato essere cortesi.

Camillo Facchini

Caro Camillo, le «buone maniere» non si acquistano al mercato, né si apprendono sui social. Il Galateo, prima ancora di essere un insieme di regole di comportamento, riguarda la sostanza delle persone, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e averne rispetto. Al di là di stigmatizzare quanto accaduto, confidiamo dunque che ciascuno di noi, leggendo queste righe, pensi a se stesso e sia il primo a non ripetere gli errori evidenziati, facendo un’esame di coscienza sul proprio utilizzo del telefonino. E non volendo parlare dal pulpito, bensì condividere qualche rischio comune, proviamo a stilare un breve decalogo. 1) Il cellulare non è un’estensione del nostro corpo, bensì uno strumento, accessorio. 2) Teniamo la suoneria a un volume discreto. 3) Alle chiamate non è sempre obbligatorio rispondere. 4) Se siamo in presenza di altre persone, ad esempio in un vagone del treno o in sala d’attesa, parliamo a bassissima voce e lo strettissimo necessario. 5) A tavola è assolutamente proibito usarlo o controllarlo ripetutamente. 6) Mentre si mangia, mai lasciarlo in bella vista, men che meno appoggiato sulla tovaglia, neanche spento. 7) Durante le riunioni, teniamolo in tasca: è imbarazzante, mentre un collega parla, fissare lo schermo e scrollare. 8) Il mondo va avanti anche se non lo fotografiamo. 9) Se fotografiamo qualcuno, è cosa buona e giusta chiedere il permesso. 10) I video che si fanno ai concerti o ad altri eventi, oltre a disturbare parte del pubblico, rispondono agli istinti atavici di accumulo, ma capita rarissimamente che si riguardino. Ricordiamolo. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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