Quei bambini salomonicamente divisi a metà
AA
Vorrei che questo mio scritto venisse letto dal Legislatore, o dai Legislatori, che hanno «salomonicamente» tagliato i bambini a metà. Vittime, loro malgrado, della crisi familiare. Sì, parlo del famoso «affido condiviso», dove in caso di separazione dei genitori questa legge viene adottata indiscriminatamente. Qualcuno ha mai pensato veramente ai bambini? Alla loro vita, allo sdoppiamento a cui sono costretti?Perché non interviene il Tribunale dei Minori affiancando alla coppia in crisi e ai relativi Legali, che non sempre possono avere competenza in materia, un’assistente sociale o un mediatore d’ufficio? I casi di violenza non sono sempre così evidenti, a volte sono subdoli; i danni possono evidenziarsi con il tempo ed essere molto dolorosi ed irreparabili. «Condiviso», questa parola dovrebbe significare: Parlarsi, ascoltarsi, ragionare insieme, dove due persone adulte, in questo caso i genitori, dovrebbero decidere al meglio circa l’educazione del proprio figlio. E questo quando non avviene? Chi verifica questo? Qual è l’Ente preposto? Non succede invece che per uno dei due genitori ritiene sia arrivato il momento di avere campo libero, all’insaputa dell’altro e a volte in totale disaccordo, di formare queste piccole coscienze secondo un suo preciso schema. Magari, comprandoli con regali e permissivismi vari, non adatti alla loro fragile età. Questi bambini non hanno più tempo per sé stessi, per giocare, per pensare, usurpati degli ultimi momenti di una breve e dolce infanzia. Obbligati precocemente ad una vita da adulti senza possibilità di scelta. Chi pensa a loro? Chi sa ascoltare il loro grido di dolore a volte urlato, a volte muto e silenzioso? Chi sa amarli al punto tale da non «tagliarli a metà»? Solo per avere diritto al suo 50%! Il vero «affido condiviso» dovrebbe significare: amarli così intensamente, non solo nelle ore «salomoniche» a disposizione, e facilitarne la crescita attraverso il miglior equilibrio possibile per crescere così nuovi adulti sereni. Che male c’è se un bambino ha come punto di riferimento anche il nonno, come si è visto in recenti fatti di cronaca, se questo è una persona «perbene»? Papa Francesco, cita regolarmente la sua nonna. Comprendo che, essere «giudice» è un lavoro difficile e può implicare grandi crisi di coscienza. La mia preghiera: leggete con la maggiore attenzione possibile gli atti voi sottoposti. Verificate chi dice la verità ed il vero motivo della crisi. Di conseguenza si capirà chi maggiormente rispetterà i bambini. Qualche anno fa adottammo un cane randagio, presso un canile gestito da volontari. Le persone addette alla custodia del canile, vennero più volte a casa nostra, anche in nostra assenza, al cancello, per verificare come questo animale veniva trattato, accudito e se era a suo agio. Mi chiedo, i bambini valgono meno di un «qualsiasi cane» perché nessuno si interessi a loro? Cosa si può fare per migliorare questa situazione? Facciamo in fretta, dal 2006, è già passato troppo tempo... Non facciamo altri danni ai nostri figli, credendo di averli tutelati con l’ennesima «ingiustizia»!
Lettera firmata
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