Quanti conflitti (anche in Europa) dopo il 1945

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Leggendo della guerra in Ucraina noto una, voluta o meno, mancanza di memoria. Infatti da più parti si scrive «dopo 75 anni di pace in Europa...». La guerra nei Balcani con la dissoluzione della Jugoslavia, della quale siamo stati parte attiva, l’abbiamo scordata? Forse l’altra sponda dell’Adriatico non è Europa? I 100.000 morti (qualche d’uno ne ipotizza 200.000) sono meno importanti di quelli di questi giorni? Ricordo anche che questa guerra «dimenticata» è durata 10 anni; dal 27 giugno 1991 (intervento dell’Armata Popolare Jugoslavia in Slovenia) fino al 2001 (scontro fra Albania e Repubblica di Macedonia). Dieci anni in cui ci sono stati morti e distruzione in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo. Anche italiani sono morti: vi ricordate quelli colpiti dal così detto Uranio impoverito? Mi viene il sospetto che si voglia far passare la guerra nei Balcani come buona, o quantomeno giustificabile, e quella in Ucraina sbagliata. Tutte le guerre sono sbagliate e ingiustificabili. Sono crimini verso l’uomo. I morti di tutte le guerre (anche i militari) sono assassini. Questa è l’unica cosa da sottolineare. Se poi vogliamo parlare dei 75 anni trascorsi dalla fine del conflitto mondiale, allora parliamo e scriviamo di chi, e come, in questi anni, ha governato il pianeta.

// Renato Idonea
Brescia
Gentile lettore, è vero: dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, centinaia di guerre hanno insanguinato il mondo e anche l’Europa (con la dissoluzione dell’ex Jugoslavia). La storica Margaret McMillan nel recentissimo «War. Come la guerra ha plasmato gli uomini» ne calcola fino a 300, e papa Francesco da tempo parla di guerra mondiale a pezzi. Ma è altrettanto vero che una porzione importante dell’Europa - grosso modo il nucleo storico dell’attuale Ue, che era stata devastata dalle due guerre mondiali - non ha più conosciuto entro i propri confini eventi bellici come quelli del Novecento. Vivendo di fatto un periodo di pace, in un clima di «guerra fredda» (cioè di contrapposizione frontale ma senza detonazioni) e di «esternalizzazione» dei conflitti (di Indocina, Afghanistan, Iraq...). Certo, il terrorismo di matrice politica, in Italia come in altri Paesi europei, può considerarsi una guerra civile in forma ridotta. E qualcuno, anzi, dice che in Occidente è in atto una sorta di guerra civile molecolare. Resta il fatto, credo, che nessuna guerra per quel che comporta, può essere «buona», qualunque siano le intenzioni... Perciò non bisogna mai arrendersi a una sua ineluttabilità. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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