Quando le multe fanno solo cassa ma non educano

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
Sono un cittadino italiano che nel 2019 ha avuto la sventura di transitare in auto nel Comune di Castegnato. Un autovelox, segnalato malissimo, ha rilevato che la mia autovettura alle ore 12.38 ha superato il limite di 90 km/h di ben 14 km/h. Essendo io un cittadino rispettoso delle norme (anche sbagliate) ho pagato la contravvenzione di 188 euro e ho inviato copia della patente del conducente per la decurtazione di 3 punti. Purtroppo, a distanza di 5 anni, mi è giunta una ingiunzione di pagamento di altri 350 euro da parte di una società di riscossione crediti di Roma poiché sono reo di aver pagato la contravvenzione con 1 giorno di ritardo rispetto alla scadenza di 60 giorni. Mi sono quindi attivato per chiedere chiarimenti ma pare che la norma preveda questo iter assurdo nonostante si tratti chiaramente di un furto legalizzato. Ho fatto presente questa cosa ad un agente della Polizia locale il quale mi ha trattato come un idiota dicendomi che non era difficile da capire il perché e successivamente alle mie legittime rimostranze mi ha detto che non aveva tempo da perdere con uno come me e dopo avermi chiesto di dove ero mi ha pure deriso in quanto bergamasco. Ora mi chiedo se è mai possibile che un dipendente pubblico, pagato con le tasse anche del sottoscritto, si possa permettere di comportarsi in questo modo maleducato e poco professionale, mostrando una arroganza ed una supponenza che neppure nel medioevo ci si poteva aspettare da un servo dello stato. Chiedo quindi a questo Giornale di pubblicare questa denuncia che spero possa avere un seguito visto che sono in attesa di essere contattato dal vicesindaco di questo comune dal quale mi aspetto quantomeno le scuse ed una spiegazione sull'importo assurdo che dovrei ancora versare.
Elenio G. Bergomi

Caro Elenio,

sulla risposta ricevuta da un dipendente pubblico non entro nel merito: se davvero le è stato risposto così sarebbe biasimevole, ma in assenza di testimoni entreremmo in un ginepraio, perdendo di vista il nocciolo della questione. Che è questo: il «due pesi, due misure» con cui agisce spesso l’ente pubblico.

La puntualità che esige dai cittadini, infatti, non corrisponde alla propria. Se un privato tarda un giorno, il pagamento viene gonfiato, trasformando la sanzione in capestro.

Da parte propria però, lo Stato o ente locale che sia, può attendere bellamente anni per contestare un pagamento.

Una stortura che avviene anche per la notifica delle multe: possono trascorrere mesi prima di essere informati di aver commesso un’infrazione, annullando di fatto una parte assai rilevante nel comminare una sanzione, quella «educativa».

Senza farla lunga, in tempi in cui il Parlamento molto dibatte per un aggiornamento del Codice della Strada, serietà vorrebbe che fosse introdotta una postilla secondo cui entro cinque giorni non solo si è tenuti a pagare, ma anche venire a conoscenza di aver superato un limite di velocità. Perché obiettivo dello Stato, cioè della collettività, non dovrebbe essere fare cassa, bensì evitare che gli eccessi si verifichino. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia