Quando la natura diventa poesia con un cinguettio

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Abito in una zona del paese dove abbondano alberi d’alto fusto presi d’assalto nella bella stagione da stormi di uccelli che vi stabiliscono il loro domicilio. L’albero più ambito è il vecchio pino perché sorge proprio accanto all’orto sfruttato da molti pennuti come gratuito refettorio. Il fatto, però, amareggia l’ortolano di casa che vede saccheggiate le sue continue semine. Di giorno gli svolazzanti inquilini se ne vanno in giro per i fatti loro, ma appena si fa sera, ritornano per la cena e per il riposo notturno. Il raccolto di frutta e verdura, quindi, non offre le gratificazioni ottenute dall’esperto giornalista-ortolano Francesco Alberti, ma, sotto un altro aspetto, qualche soddisfazione la cogliamo anche noi. Verso le cinque del mattino, infatti, puntuali come orologi svizzeri, gli abitanti del grande pino si svegliano e salutano le prime luci dell’alba. C’è sempre uno che dà il la con un trillo breve, ma deciso, pochi secondi dopo un compagno gli risponde con un pigolio flebile e lento. Segue, spesso, qualche attimo di pausa, di silenzio, poi, per incanto, decine di voci si alzano all’unisono a formare un accordo. Ormai tutti sono in fermento: passerotti, fringuelli, merli... nascosti tra i rami degli alberi, «parlano» tra loro e i cinguettii si intrecciano in un’armonica sequenza di gradevoli suoni. Talvolta i toni diventano forti, insistenti, persino striduli, il volume si alza e sorge il sospetto che sia in corso un acceso battibecco. Il presunto litigio si smorza presto per lasciar spazio a note più dolci e melodiose accompagnate dall’inconfondibile tubare delle tortore. Lo spettacolo canoro con i suoi infiniti gorgheggi, termina verso le ore sei quando giungono dal campanile del vicino Santuario i rintocchi dell’Ave Maria. Questi estemporanei concerti mattutini non riescono a competere con quelli allestiti sempre all’alba, presso suggestive località alpine, tuttavia regalano momenti di serenità e di poesia. L’ora è certamente scomoda ma non ho ancora abbandonato l’idea di invitare nel mio giardino lei, direttore, il suo vice e i lettori del GdB amanti del bel canto. L’unico timore è che i miei cantori, poco inclini ad esibirsi in pubblico, volino via, dando forfait. Impariamo, però, ad approfittare di ogni occasione per stare a contatto con la natura così da creare un rapporto sempre più genuino e profondo. Mi rivolgo, in particolare, ai ragazzi affinché inseriscano nei compiti delle vacanze una maggiore attenzione all’ambiente reale in cui vivono, dribblando, appena possibile, l’invadente mondo virtuale. Gli incontri dal vivo con la realtà che ci sta intorno ci offrono esperienze autentiche ed allargano il nostro orizzonte. Diventa allora più facile dar credito alla prospettiva illustrata da Padre Enzo Bianchi durante una lezione dei Filosofi lungo l’Oglio: «Educare i sensi materiali permette di gustare la vita e, in forza della relazione corpo-spirito, anche di raffinare i sensi spirituali per alzare lo sguardo verso l’alto, oltre la bellezza della natura».

// Teresa Cremaschini
Offlaga

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