Quale maturità? Oltre l’istruzione la scuola è crescita

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Ascolto ogni parola ed evento e la mia attenzione si addentra molto in ciò che il ministro della Pubblica istruzione sta dicendo: novità, nuova modalità riguardante l’esame di maturità. Nulla di notevolmente nuovo, tuttavia strabilia chiunque ha ritenuto questo esame essere un passaggio non solo di conoscenze ma, al tempo stesso, un evolversi di personalità. La scuola infatti ha importanza istruttiva solo e solamente se educativa. Chi esce con voti eccellenti dalle scuole superiori non deve assolutamente sentirsi egregio. La fatica accolta e vissuta da ogni scolaro come mezzo di aiuto di crescita è amica del futuro di ognuno di questi ragazzi, e chi non capisce ciò che voglio dire è esente da istruzione e da educazione. Occasioni attuali testimoniano quanto affermo. Che il ministro della Pubblica istruzione senta il bisogno di dire ai maturandi «noi vi siamo vicini» nulla di male, ma che non lo dica ai genitori, non è cosa buona e saggia. Prima della scuola è la famiglia da curare e dipende da quanto essa comprende che sarà in grado di primeggiare sull’ignoranza e stupidità. Ho fatto la maturità classica nel 1957; allora si portavano all’esame tutte le materie studiate al ginnasio e liceo. Nessuno si è suicidato! C’era chi aveva studiato... e ce l’ha fatta, chi non aveva studiato e non ce l’ha fatta. Che differenza tra ieri ed oggi. Sono felice di essere nata nel 1937. Anni difficili ma scuola di pazienza ed amore per la cultura. Insegnanti capaci di farsi rispettare e studenti che imparavano il rispetto, rispetto per sé e per il prossimo già in famiglia. Ad Maióra

// Laura Bormé
Desenzano del Garda

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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