Quale futuro per la nostra agricoltura?

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Gentile direttore, le chiedo ospitalità nelle pagine del giornale per esprimere alcune considerazioni in merito alla recente designazione dell'ennesimo ministro alle Politiche Agricole. Diversamente da altri, desidero approcciarmi alla controversa nomina di Saverio Romano, leader del gruppo dei «Responsabili» (più giusto forse chiamarli «disponibili»), tralasciando le riserve del presidente della Repubblica e il procedimento che pende sulla testa del neoministro, per spostare l'attenzione sulla competenza del suo dicastero. È noto che l'agricoltura deve oggi rafforzare la sua centralità e il proprio ruolo strategico nella vita economica e sociale del Paese e della nostra regione, soprattutto di fronte alle nuove sfide che pone la globalizzazione e la crisi economica. Ma si devono affrontare anche parecchi problemi contingenti. Servono risposte univoche, equilibrio nella gestione dei finanziamenti europei e azioni mirate e serie, che fatico a trovare in un Governo che in 48 mesi cambia tre ministri. Per questo mi spaventa il futuro della nostra agricoltura. I margini di guadagno ridotti con cui lavorano gli imprenditori di diversi settori, l'aumento dei costi di produzione, dalle tariffe energetiche al costo dei carburanti (anche a causa della discutibile scelta di aumentare le accise per coprire i tagli alla cultura), alzano ulteriormente il livello di guardia. Lo scrivo da un osservatorio privilegiato come la Lombardia, dove l'agricoltura racconta da sempre una storia fatta di duro lavoro, tradizione e amore per il territorio. Tuttavia la laboriosità e l'impegno dei nostri agricoltori, ma anche degli allevatori e di tutto l'indotto, rischiano di non essere sufficienti in questo quadro di instabilità. Come si può passare da un ministro leghista che lavora, ad esempio, per coprire i furbetti che non hanno pagato le multe per lo sforamento delle quote latte ad un altro che invece si batte per farle pagare, per poi arrivare ad una nomina che è frutto unicamente di un Tetris utile a blindare il Governo e di un rimpasto che odora di palazzo vecchio? Qual è la sintesi delle varie posizioni pregresse su Ogm, tracciabilità prodotti, quale posizione tenere a Bruxelles alla vigilia della revisione della Pac (Politica agricola comune)? Difficile districarsi. Non voglio esimermi dall'augurio di buon lavoro a Saverio Romano, ma la domanda rimane aperta: quale futuro per la nostra agricoltura in questo quadro confuso?

Gianmarco Quadrini
Capogruppo dell'Unione di Centro
in Regione Lombardia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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