Premier Monti, venga due giorni in classe con me
Chiedo ospitalità per esprimere un paio di considerazioni in merito all'intervento del presidente del Consiglio, prof. Mario Monti, durante la trasmissione «Che tempo che fa» di domenica 25 novembre 2012.
Sono un'insegnante di scuola media (scuola secondaria di primo grado) e sono stanca di essere seppellita dai luoghi comuni sugli insegnanti, quantanche espressi dal Presidente del Consiglio.
Ringrazio infinitamente il professor Monti, perché il suo intervento illuminato - da autentico professore universitario! - ha contribuito a gettare altro fango sulle residue energie di coloro che, con grande senso del dovere, stanno tenendo in piedi - letteralmente - la scuola pubblica. Il nostro Presidente ha dunque provveduto a rinforzare - caso mai ce ne fosse bisogno - l'idea che l'insegnante sia un lazzarone, per nulla disposto a minimi sacrifici (a proposito, se la matematica non è un'opinione, la differenza tra 24 e 18 è 6 e non 2), che pensa solo a difendere il lauto compenso mensile che percepisce
Ho solo un paio di dubbi: perché si scaglia sulla categoria, tacciandola di corporativismo (e non di conservatorismo, che è ben altro), mentre nulla dice di tutti i corporativismi veri, quelli volti a difendere - quelli, sì! - i privilegi da svariate migliaia di euro al mese?!
Invito il nostro Presidente a trascorrere due giorni nella mia scuola, dove nessuno guarda allo stipendio - misererrimo, nonostante tutti siamo laureati, come gli ingegneri, gli architetti, i medici ed i dottori commercialisti, per lo più pagati a «progetto» e non a ore! - e tutti si fanno in quattro per supplire i colleghi assenti (e non sempre il compenso è garantito!), per offrire interventi mirati a gestire dinamiche di classe diverse e problematiche legate alle numerose situazioni di disagio (alunni disabili, dislessici, stranieri e quant'altro), e credono fortemente che insegnare significhi progettare, dibattere, differenziare e correggere, formarsi ed educare (e tanto altro ancora), ben oltre le fatidiche 18 ore settimanali di insegnamento «frontale».
Tutto questo nonostante il continuo dissanguante taglio di risorse: sia quelle provenienti dal Ministero, sia quelle legate ai conferimenti degli impoveritissimi Comuni.
Parliamo di fondo d'istituto, Presidente? Di reggenze, di vicari e di referenti di plesso senza esonero dall'insegnamento, di insegnanti di sostegno che mai hanno certezza di restare, di graduatorie sempre in corso d'opera e che mai consentono una partenza d'anno scolastico serena e sicura, di maxiconcorsi che sono come montagne che partoriscono topolini e di tante altre cose che le sono sicuramente del tutto ignote, ma con le quali noi docenti combattiamo tutti i giorni?
Mi chiedo se le grandi menti della nostra politica (abbiamo, chissà perché, il dono di essere condotti da ministri che nulla o poco sanno di istruzione!) siano in grado di calarsi nei panni scomodi della quotidianità o continuino, facilmente, a cullarsi in stereotipate proiezioni della scuola, caratterizzate da insegnanti modello «timbra e fuggi» (c'è posto certo anche per loro, come in tutte le categorie di lavoratori, ma sono sempre meno!)
Invito infine il Presidente del Consiglio a non abusare della sua posizione, a non sfruttare indebitamente vetrine scintillanti ma fautrici di sterili polemiche e a riportare le riflessioni politiche nelle sedi ad esse confacenti, nella speranza ne scaturiscano soluzioni concrete ed eque.
Un'insegnante - IC
Prevalle
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