Poste: i problemi di Brescia che passano da Verona
Il contenuto dell’articolo pubblicato sul giornale dell’11 marzo 2017 «Poste, bene in Lombardia. A Brescia ancora problemi» è stato da me associato ad un verso di un poeta vissuto 2000 anni or sono e precisamente: «... Quello che dice il cupido amante scrivilo sull’acqua». Di tal genere, se non tali appunto, mi paiano le riportate affermazioni delle ns. Poste e se il servizio diverrà efficiente (non posso usare il verbo migliorerà che presuppone un punto di partenza di per sé positivo) sono pronto a ritrattare. Per ragioni professionali sono costretto a servirmi delle Poste Italiane per la notifica degli atti giudiziari e ho cognizione diretta del disservizio. A titolo esemplificativo allego i dettagli della spedizione di un atto giudiziario inviato dall’ufficio postale di Via Lattanzio Gambara e con destinatario in Via Foppa (circa 250 metri): il plico è stato preso in carico dall’ufficio postale di Via Lattanzio Gambara il 3 febbraio e il giorno stesso trasmesso a Verona ove è stato in lavorazione il giorno 4 febbraio. Il 7 febbraio è stato ritrasmesso a Brescia ed è rimasto in lavorazione fino al 28 febbraio prima di essere consegnato in pari data al destinatario. Ora mi chiedo, e una risposta è cosa grata sia che provenga dai vertici dell’azienda, sia che provenga dalla delegazione di parlamentari che sostiene di essere «utilmente» intervenuta per sollecitare la fine dei disservizi: 1) a che serve «il gigantesco macchinario» già montato a Roserio quando la posta di Brescia viene smistata a Verona da oltre un anno? 2) anche ammesso che il nuovo macchinario fosse stato in funzione come si spiegano i 21 giorni di lavorazione (17 se togliamo sabato e festivi) presso il centro operativo postale di Brescia? 3) ho già avuto modo di scrivere sull’argomento il 24 marzo dello scorso anno a proposito di un plico spedito con raccomandata 1 che aveva impiegato 14 giorni da Brescia a Vezza D’Oglio. Quanto sopra mi fa fortemente dubitare che i disservizi siano «eredità delle tonnellate di posta accumulatesi nel periodo di Natale». Gli auguri a mezzo posta sono ormai una rarità per non dire un reperto museale; pacchi dono, acquisti via internet etc. vengono affidati a corrieri privati. Se tali considerazioni reggono attendo una risposta dal «Tavolo provinciale sulle Poste» convocato per il 24 marzo così come riportato nell’articolo. Se le considerazioni non reggono - e ne sarei lieto - non dite che l’ho scritto io.
// avv. Roberto BonardiBrescia
Gentile avvocato, ci uniamo nell’attesa. Con la speranza di non dover ulteriormente scomodare Catullo per ripetere «quel che vedi perduto, dallo per perso». (n.v.)
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