Polizza scaduta ma devo pagare Che muro di gomma

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Vorrei condividere la mia esperienza fatta con un’assicurazione.

Essendo proprietario di una piccola villetta a schiera, ho deciso di stipulare un contratto assicurativo con un’assicurazione di Quinzano d’Oglio, per non ricorrere ad assicurazioni online, perché preferisco un rapporto diretto con le persone. Arrivato il giorno della scadenza (3 marzo 2024) non sono stato avvisato della stessa dall’agente di zona.

Verso la fine di luglio, ricevo una lettera dall’assicurazione che la mia polizza è scaduta, che la stessa è stata sospesa e di recarmi al più presto presso l’agenzia di Quinzano per discutere il da farsi.

Convinto che, essendo stato sospeso il servizio, anche il contratto, che nel frattempo aveva cambiato codice, fosse interrotto, mi sono recato in agenzia dicendo che non ero intenzionato a rinnovarlo, perché ritenevo di non essere stato assistito in maniera corretta. La risposta, dopo una certa titubanza che mi ha fatto capire che l’agente cadeva dalle nuvole, è stata che il contratto si rinnova per tacito accordo e quindi ero obbligato a pagare l’intero importo, anche per il periodo di sospensione della polizza. Per farla breve, nel giro di qualche settimana, ho ricevuto lettere da due diverse società di recupero crediti, che mi intimavano il pagamento «amichevole» con tanto di penale e numeri di telefono per chiedere informazioni dove non risponde nessuno, mail e pec, dove, di nuovo, non risponde nessuno. Mi scontro con un muro di gomma.

È così che si trattano i clienti? Non so ancora se alla fine deciderò di pagare o se andrò in causa con l’assicurazione, ma mi chiedo, è questo il mondo che vogliamo? È giusto pagare per un servizio che è stato unilateralmente interrotto per colpa di una sua negligenza? È giusto che non si possa far valere le proprie ragioni se non ricorrendo ad un avvocato?
Lettera firmata

Carissimo,

avendo chiesto lei l’anonimato abbiamo tolto pure il nome della compagnia di assicurazioni, perché non è per il contenzioso in sé - curioso e meritevole comunque d’attenzione - che diamo evidenza alla sua lettera, bensì per l’informazione che essa contiene: l’intenzione di lasciare non è sufficiente, così come non basta limitarsi a non pagare, occorrendo invece una disdetta formale, per di più nei tempi fissati dalle norme.

Perché poi esistono le cause, gli avvocati, i tribunali, i giudici... Ma essere cittadini informati e risolvere al più presto e in maniera trasparente le questioni evita guai, esborsi e soprattutto mancanza di serenità e arrabbiature cocenti. (g. bar.)

P.S. Riguardo alle sue domande finali, ricordiamo un motto latino assai calzante: «Non omne quod licet honestus est». Non tutto ciò che è lecito, consentito dalla legge, è moralmente onesto. Ricordiamolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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