Pianeta e persone prima del profitto. Serve comunità

Mi permetta di mettere in evidenza una situazione che definire irreale è troppo poco. Nel secolo scorso c’erano i «padroni» che investivano e si arricchivano, facevano una vita da nababbi e lasciavano grandi eredità. Di contro c’era una classe lavoratrice che lottava per i propri diritti, con grande dignità. È sparito tutto. Oggi ci sono i fondi di investimento che determinano tutto, nel bene ma soprattutto nel male. È un’incalcolabile ricchezza senza volto né dignità. Ha l’unico obiettivo di moltiplicarsi all’infinito. Mi ricorda il film in bianco e nero, «Blob», un pezzetto di sostanza gelatinosa, piovuta sulla terra, che fagocita esseri viventi e diventa sempre più grande. Metafora preveggente? È la logica dei fondi. Una volta si compravano azioni, oggi si compartecipa ai fondi: più redditizio e meno rischioso. Non ti tradiscono mai. Chi non ha investito qualche piccolo risparmio nei fondi. Tantissimi contribuenti, soprattutto evasori, partecipano a questo gioco. Quindi tutti tranquilli. Si sono accumulati così enormi capitali che hanno acquisito il controllo delle più grandi aziende mondiali. Produzione di armi, di farmaci, di energia, web, banche, grande distribuzione e corollari vari. Determinano tutto. Sarà più redditizio che ci sia la pace o la guerra? Che le persone rimangano sane o si ammalino? Che ci sia diversificazione nella produzione di energia o che imperino i monopoli? Che governino persone che fanno gli interessi delle comunità o gli interessi delle lobby? Ma sarà possibile individuare persone in carne ed ossa dietro queste infinite ricchezze? Milioni di piccoli risparmiatori a cui, con la trattenuta delle spese di funzionamento, vengono lasciate le briciole e pochi, alcune migliaia di già straricchi, che si arricchiranno sempre di più. Cosa genera questo meccanismo? Lavoro sempre più povero e parcellizzato (scomparsa la classe operaia), uno sfruttamento del pianeta sempre più da via senza ritorno, un controllo totale sulla vita delle persone attraverso la gestione delle nuove tecnologie. Senza dimenticare che, attraverso il sistema bancario, tengono in pugno tutti i paesi altamente indebitati, la stragrande maggioranza. Esistono ancora le democrazie? Abbiamo ancora la possibilità di vivere come persone? E vengo al paradosso, assurdo, che volevo mettere in evidenza. Le poche migliaia, di cui sopra, continueranno ad aumentare la loro ricchezza che potranno utilizzare in quantità infinitesimali, ci saranno grandi eredità spese nelle stesse quantità. Siccome il detto recita «il sudario non ha tasche», ci ritroveremo con enormi ricchezze che nessuno potrà utilizzare, sempre in aumento, contro miserie e distruzioni sempre crescenti per miliardi di esseri umani. Una ricchezza che non fa altro che succhiare sangue a persone e pianeta si deve considerare ricchezza? Una quantità enorme di carta (azioni, titoli, banconote) e metallo luccicante, da cui nessuno potrà avere vantaggi, è da considerare ricchezza? Quali sono gli strumenti utilizzati per il mantenimento di questo sistema perverso? Ignoranza ed indifferenza, alimentate con il controllo totale dell’informazione cartacea, televisiva, social, trasformata in propaganda e distrazione di massa. È solo lecito o doveroso opporsi a questo meccanismo? Solo la creazione di un grande senso di comunità può mettere al centro di tutto, prima del profitto, le persone e il pianeta.
Rino AlessandriniManerbio
Caro Rino, sul finale non ci piove, concordiamo con lei: il pianeta e le persone vengono prima di tutto e soltanto un forte senso di comunità permetterà di superare le difficoltà presenti. È invece sulla premessa che qualcosa potremmo ridire. Senza smentirla, semmai precisando alcuni aspetti, affinché sia dato maggiore equilibrio a un quadro che dipinto così sarebbe irreale. L’oggi non ha infatti tinte unicamente fosche, così come ieri non di solo pastello era il colore. La memoria, caro Rino, tira brutti, anzi, belli scherzi, addolcendo il passato, ma perché diventiamo presbiti. Il buono e il gramo ci sono sempre, cambiando forma. Riguardo a giorni nostri, quella che chiamiamo sinteticamente «finanza», ma che sarebbe giusto definire «soldi per far soldi», è un pericolo insidioso, il primo che ci richiama sull’attenti. Scansarlo non è possibile, combatterlo è difficile. Per farlo l’unico mezzo è tornare al finale, quello sul quale concordiamo completamente. Usare la testa, riflettere, fare memoria, essere critici, scriversi, confrontarsi, sono le uniche armi che abbiamo, ma insieme - dimostrandoci appunto comunità - ce la possiamo fare. (g. bar.)
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